Una delegazione del Congresso statunitense è atterrata a Taipei, capitale di Taiwan, in segno di vicinanza nei confronti di William Lai, il candidato del Partito democratico neo vincitore delle ultime elezioni presidenziali.
Alla guida della spedizione americana, in particolare, vi sono il rappresentante repubblicano della Florida, Mario Diaz Balart, ed il rappresentante democratico della California Ami Bera, co-leader del Congressional Taiwan Caucus. Durante la loro permanenza a Taipei, i due politici statunitensi si confronteranno con gli alti funzionari del ramo esecutivo locale e con i principali leader aziendali del posto.

“Lo scopo del viaggio è quello di riaffermare il sostegno degli Stati Uniti a Taiwan, dopo il successo delle elezioni democratiche”, hanno comunicato gli uffici di Diaz Balart e Bera, “e di esprimere solidarietà nel loro impegno verso valori democratici condivisi ed esplorare opportunità per rafforzare ulteriormente la solida relazione economica e di difesa tra gli Stati Uniti e l’isola”.
Naturalmente, l’arrivo a Tapei della delegazione USA non è certo passata inosservata a Pechino: da sempre, infatti, la Cina rivendica la sovranità su Taiwan, ritenuta parte inalienabile del proprio territorio. Il governo locale, in queste settimane, ha duramente criticato i leader mondiali congratulatisi con Lai per la vittoria delle ultime elezioni, affermando che nessuno dovrebbe interferire ed intromettersi negli “affari” cinesi. Pechino, inoltre, non ha mai nascosto di essere pronta ad usare la forza, se dovesse essere necessario, per riunificare ciò che considera una porzione importante del suo territorio.

Per questo motivo, dunque, la Cina ha visto la visita statunitense a Taipei come una vera e propria provocazione, oltre che un modo con il quale il governo americano spera di alimentare le aspirazioni indipendentiste di Taiwan. Ad oggi, gli USA restano il sostenitore internazionale più importante dell’isola, nonché il suo principale fornitore di armi, sebbene tra i due paesi non vi sia ancora alcuna partnership diplomatica formale.
Nel frattempo, il governo dell’isola ha affermato che Pechino non ha il diritto di parlare a nome degli abitanti di Taiwan né di rappresentarli sulla scena mondiale. Secondo Lai, infatti, il popolo locale ha il diritto di essere l’unico responsabile del proprio futuro.
Nonostante le dichiarazioni del neo presidente, Taiwan resta sotto la stretta sorveglianza di Pechino: il ministro della difesa dell’isola, infatti, ha spiegato che nelle ultime 24 ore sono state rilevate le operazioni di sette aerei e cinque navi da guerra appartenenti all’Esercito popolare di liberazione cinese.