Il capo dell’intelligence in Siria delle Guardie rivoluzionarie, l’esercito ideologico iraniano, il suo vice e altri due iraniani sono stati uccisi in un attacco israeliano che ha preso di mira un edificio a Damasco, hanno riferito i media locali di Teheran. “In un attacco condotto dal regime sionista, il capo dell’intelligence dei Guardiani in Siria e il suo vice, così come altri due membri di questa forza, sono stati uccisi”, ha dichiarato l’agenzia locale Mehr.
L’attacco ha colpito un edificio nel quartiere Mazzé della capitale siriana, dove vivono dirigenti delle Guardie della Rivoluzione Iraniana e dei militanti delle fazioni palestinesi filo iraniane secondo l’OSDH (Osservatorio siriano sui diritti umani), una Ong basata nel Regno Unito che ha ottimi contatti sul territorio della Siria.
L’edificio a Damasco appare in macerie ed è stato circondato dalle forze di sicurezza e sono arrivati ambulanze, vigili del fuoco e squadre della Mezzaluna rossa siriana. La protezione civile fruga alla ricerca di sopravvissuti. “Ho sentito un’esplosione e ho visto una nuvola di fumo” ha detto un abitante del quartiere di Damasco alla France Presse. “Il rumore era simile all’esplosione di un missile”.
Dall’inizio della guerra civile in Siria nel 2011, Israele ha condotto centinaia di bombardamenti aerei sul vicino territorio iraniano, sempre colpendo le forze sostenute dall’Iran e gli Hezbollah libanesi, alleati del regime siriano, ma anche l’esercito siriano stesso. Le operazioni sono state intensificate dopo il 7 ottobre, giorno dell’assalto di Hamas (alleato di Hezbollah) in Israele e inizio del conflitto Israele-Hamas nella Striscia di Gaza. Israele raramente rivendica queste operazioni ma dichiara che non permetterà all’Iran di consolidare la sua presenza in Siria tramite Hezbollah e altri gruppi armati.
L’attacco di questo 20 gennaio che ha preso di mira un altissimo dirigente iraniano rinfocola il timore di un allargamento del conflitto.
Il 25 dicembre, le Guardie della Rivoluzione avevano già accusato Israele di aver ucciso in Siria uno dei loro comandanti, il generale Razi Moussavi, preso di mira da un missile contro la sua casa nel sud di Damasco. Le Guardie avevano parlato di Moussavi come del “responsabile logistico dell’asse di resistenza” in Siria. L’asse di resistenza a Israele ingloba diversi gruppi che orbitano attorno al regime iraniano, in primo luogo gli Hezbollah libanesi, il gruppo estremista palestinese Hamas e i ribelli yemeniti Houthi che in queste settimane prendono di mira le navi commerciali nel Mar Rosso e sono stati attaccati da bombardamenti statunitensi.
Il 2 gennaio, il numero 2 di Hamas Saleh al-Arouri e altri sei dirigenti dell’organizzazione estremista palestinese sono stati uccisi alla periferia sud di Beirut in LIbano da un attacco di drone israeliani.
La guerra aperta fra Israele e Hamas è stata scatenata il 7 ottobre dell’assalto senza precedenti di Hamas su territorio israeliano, una invasione che ha ucciso circa 1.140 persone, in maggioranza civili. In rappresaglia, Israele ha giurato di annientare Hamas, da quasi vent’anni al governo nella Striscia di Gaza. Le bombe e l’invasione israeliana secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, hanno ucciso finora quasi 25mila persone, in grande maggioranza civili, e costretto a sfollare quasi l’intera popolazione della Striscia, dove secondo varie agenzie delle Nazioni Unite la situazione umanitaria, sanitaria e alimentare è sprofondata nel disastro.