Solo pochi giorni fa, Nikki Haley, candidata repubblicana alla Casa Bianca, aveva dichiarato ai microfoni di Fox News: “Gli stati Uniti non sono mai stati un Paese razzista. Il nostro scopo è assicurarci che oggi sia migliore di ieri. Siamo perfetti? No. Ma il nostro obiettivo è sempre quello di provare ad essere migliori”.

“Crescendo, ho dovuto affrontare il razzismo”, aveva inoltre aggiunto la Haley, di origini indiane, “ma posso affermare che oggi le cose sono cambiare rispetto al passato. Non vogliamo dividere le persone su questioni come la razza, il genere o il partito, o su qualsiasi altra cosa. Ne abbiamo abbastanza in America”. Non è certo la prima volta che la cinquantunenne californiana si lancia in affermazioni alquanto discutibili: solo ad inizio mese, infatti, la candidata presidenziale si era rifiutata di considerare la schiavitù come una delle principali cause che portarono alla Guerra Civile statunitense.
Naturalmente, le recenti dichiarazioni rilasciate a Fox News non sono passate inosservate. Sulla vicenda, infatti, è intervenuta Kamala Harris, attuale vicepresidente americana.
Nel corso di un’intervista a The View, programma in onda su ABC, la cinquantanovenne di Oakland ha spiegato: “La questione del razzismo in America non dovrebbe mai essere oggetto di una frase ad effetto. Non si può negare che il razzismo ha avuto un ruolo nella storia della nostra nazione. Penso che saremmo tutti d’accordo sul fatto che, sebbene faccia parte del nostro passato, e ancora oggi ne vediamo le tracce, dovremmo anche impegnarci collettivamente per impedire che definisca il futuro del nostro Paese. Ma non possiamo certo raggiungere un alto livello di progresso negando l’esistenza del razzismo”.

La Harris ha inoltre parlato della tendenza sempre più comune tra conservatori ad evitare conversazioni su tematiche delicate come quella razziale: secondo la vicepresidente, infatti, in molti cercano di minimizzare e addirittura nascondere alcune della pagine più buie della storia del Paese.
“Non cresceremo come nazione se continueremo a promuovere questo tipo di approccio e questo tipo di disinformazione”, ha aggiunto la vice di Joe Biden, “Non è nel nostro interesse evolvere sulla questione della razza in America, per suggerire che la guerra civile sia stata provocata da qualcosa di diverso dalla schiavitù. Come Paese, non è nell’interesse del progresso vietare libri e negare ai nostri figli la possibilità di trarre beneficio dalla conoscenza dell’intera storia americana, in modo da poter procedere verso un miglioramento. E’ un peccato che vi siano alcune persone che negano o trascurano i fatti: il progresso ha bisogno necessariamente della verità”.