E’ salita sul banco dei testimoni e ha raccontato le minacce che ha ricevuto dopo che Donald Trump era stato riconosciuto colpevole delle violenze sessuali. Con voce ferma E Jean Carroll ha riconfermato le accuse mentre davanti a lei l’ex presidente, accanto ai suoi avvocati, scalpitava, continuava a cambiare posizione sulla sedia, e faceva commenti a voce alta, passava foglietti di carta ai suoi legali quando la giornalista ha raccontato come gli insulti e le minacce di Trump l’abbiano danneggiata non solo professionalmente, ma che soprattutto temeva per la sua incolumità.
Il comportamento in aula dell’ex presidente non è piaciuto al magistrato federale che, approfittando di una pausa processuale, in un momento in cui i giurati non erano in aula, ha rimproverato Trump per i suoi commenti a voce alta, minacciandolo di allontanarlo dall’aula. Un diverbio tra l’ex presidente e il giudice con Trump che in tono di sfida diceva al magistrato di cacciarlo dall’aula.
Testimoniando per la seconda volta in un anno contro Trump, Carroll ha affermato che i commenti denigratori e gli insulti dell’ex presidente dopo che lei lo aveva accusato pubblicamente della violenza sessuale le hanno rovinato la vita.
In un processo separato che si è concluso a maggio, Donald Trump è già stato riconosciuto colpevole e condannato a risarcire con 5 milioni di dollari E Jean Carroll per le violenze legate ad abusi sessuali e diffamazione per i commenti fatti nel 2022. Trump ha presentato appello e finora non ha versato un solo centesimo a E Jean Carroll, anche se ha dovuto depositare 5,55 milioni di dollari in garanzia per coprire il verdetto e le spese legali nel caso in cui perdesse l’appello.
La questione che non fu decisa nel primo processo era l’ammontare del risarcimento che Trump avrebbe dovuto ulteriormente versare a E Jean Carroll per i commenti offensivi fatti su di lei mentre l’ex presidente era ancora alla Casa Bianca ed allora era protetto dai procedimenti legali. In questo processo, dato che la colpevolezza dell’ex presidente è già stata provata, si dovrà determinare solo l’importo di questo secondo risarcimento.
“Sono qui perché Donald Trump mi ha aggredita e quando l’ho scritto ha detto che non è mai successo”, ha detto Carroll. “Ha mentito e ha distrutto la mia reputazione.”
Carroll ha affermato che la sua reputazione presso i lettori e come fonte affidabile di consigli nella rubrica che lei scriveva su Elle è stata danneggiata a causa della raffica di insulti di Trump, che ha generato centinaia di messaggi ed e-mail sui social media, carichi di minacce da parte dei sostenitori di Trump.

“In precedenza ero conosciuta semplicemente come una giornalista e avevo una rubrica settimanale su un prestigioso giornale e ora sono conosciuta come una “bugiarda”, “una imbrogliona” e “una giornalista di merda a caccia di denaro”, “una matta” ha detto Carroll, citando i ritornelli e i messaggi che l’ex presidente posta sul suo sito web. “Ha mentito e questo ha distrutto la mia reputazione. Ha mentito il mese scorso. Ha mentito domenica. Ha mentito ieri. E sono qui per riprendermi la mia reputazione”.
Trump dovrebbe testimoniare lunedì prossimo.
Il team legale di E Jean Carroll ha già chiesto ai giurati di considerare non solo l’importo adeguato che Trump dovrà pagare per la diffamazione, ma anche i passi necessari per farlo desistere dal continuare a diffamare la donna.
Sin dall’inizio di questo secondo processo c’è stato, e continua ad esserci, molto attrito tra gli avvocati di Trump e il magistrato federale. L’avvocato di Trump, Alina Habba, è stata più volte rimproverata dal giudice. Oggi l’ha nuovamente ripresa per non aver fatto una evidente obiezione durante la testimonianza di E Jean Carroll e per aver chiesto in modo inappropriato per la terza volta di rinviare l’udienza di domani perché Trump deve partecipare al funerale di sua suocera. Ma non solo.
L’avvocato ha chiesto l’annullamento del processo perché E Jean Carroll ha cancellato alcune delle email intimidatorie che le erano state mandate. “All’inizio le cancellavo – ha detto E Jean Carroll – poi le ho conservate”. Il giudice ha nuovamente ricordato in modo tagliente alla Habba che la fase dibattimentale del processo con le prove e le testimonianze, dopo che è stata emessa la condanna, non ha nulla a che vedere con queste udienze che vertono sollo sull’ammontare del risarcimento. E a questo giudice federale non piacciono i comportamenti irriverenti dell’ex presidente e la tracotanza dei suoi avvocati. La sentenza sarà emessa la prossima settimana. Fuori dall’aula, dopo che l’udienza era terminata, l’ex presidente si è lanciato nella sua solita serie di invettive contro il magistrato, contro il Dipartimento della Giustizia, contro Biden, che secondo Trump, avrebbe orchestrato tutta la vicenda.
Mentre in aula a Manhattan si svolgeva l’udienza nello Stato del Maine la Corte Suprema statale ha detto che non interverrà sulla decisione del massimo funzionario elettorale dello stato, Shenna Bellows, di escludere Donald Trump dalle primarie presidenziali in base al terzo comma del 14 emendamento della Costituzione, fintanto che la Corte Suprema federale non si pronuncerà sulla vicenda.
Diversi stati degli Stati Uniti sono alle prese con la questione se escludere Trump dalle votazioni per il suo ruolo nell’assalto del 6 gennaio 2021 al Campidoglio da parte dei suoi sostenitori.