“L’era post-guerra fredda è giunta al termine, siamo all’inizio di qualcosa di nuovo”. Jack Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca ha usato il palcoscenico del World Economic Summit di Davos per annunciare che sia l’ambito geopolitico che l’ordine economico internazionale sono entrati “in una nuova era”, dove competizione e interdipendenza saranno i due poli entro cui le grandi potenze si muoveranno. Il binomio interdipendenza e competitività governerà il mondo e implicherà trovare soluzioni comuni sia per gli amici che per i concorrenti, come accaduto per il Covid e come dovrà accadere per la guerra in Ucraina, per quella tra Israele e Palestina e per la guerra commerciale con la Cina.
Sul fronte ucraino Sullivan ha assicurato che gli Stati Uniti continueranno a sostenere Kiev e che c’è un piano della Casa Bianca, discusso a porte chiuse con il presidente ucraino Zelensky, che consentirà di fornire all’Ucraina “le risorse necessarie e le armi di cui ha bisogno”. Dietro le quinte qualcuno ventila che il presidente americano, attraverso il segretario di stato Blinken, abbia proposto a Zelensky di usare le armi solo per contenere i russi e difendersi e non per attaccare, come accaduto negli ultimi mesi. Sullivan è consapevole che è necessario un sostegno bipartisan per l’approvazione del pacchetto di aiuti, ma alla platea di Davos ha ribadito che Biden “è concentrato su questo” e che nelle “prossime settimane, dopo molti colpi di scena, alla fine ci arriveremo”.
Il consigliere per la sicurezza nazionale auspica “decisioni coraggiose” nella soluzione del conflitto tra Israele e Hamas a partire da quattro principi strategici: Gaza non deve essere mai utilizzata per attacchi terroristici contro Israele; assicurare la pace tra Israele e i paesi arabi della regione; creare uno Stato per i palestinesi; e avere garanzie di sicurezza per Israele. “La strategia post 7 ottobre è che vogliamo vedere la normalizzazione (tra Israele e Arabia Saudita) legata a un orizzonte politico per i palestinesi”, ha spiegato Sullivan, aggiungendo: “So che è difficile da immaginare in questo momento, ma questo è l’unico percorso che garantisce pace e sicurezza a tutti. Si può fare. I pezzi sono lì per essere messi insieme. Non tra anni, ma nel breve termine”.
Sullivan ha ammesso che il governo Netanyahu “ha espresso pubblicamente opinioni piuttosto forti sulla questione palestinese”, ma ha sottolineato che per garantire la sicurezza di Israele, “è ferma convinzione del presidente Biden che il modo siano due stati con la sicurezza di Israele garantita”.
Il consigliere per la sicurezza si è soffermato anche sulla questione degli attacchi Houthi alle navi del Mar Rosso e la risposta statunitense, ha espresso senza tentennamenti che gli Usa, insieme alla coalizione alleata continuerà a riservarsi “il diritto di intraprendere ulteriori azioni, ma questo deve essere uno sforzo di tutti”. Rispondendo alla domanda del presidente del Forum, Børge Brende, sulla durata del conflitto sul Mar Rosso, Sullivan ha sottolineato che la decisione sulla crisi dipenderà “dai paesi della coalizione che hanno risposto agli attacchi la scorsa settimana, ma anche dall’ampio insieme di paesi, compresi quelli con influenza su Teheran, e con influenza su altre capitali del Medio Oriente”. Per il consigliere alla sicurezza è impensabile che “un gruppo come gli Houthi possa sostanzialmente dirottare il mondo come stanno facendo”, soprattutto per il commercio globale.
Sul fronte Cina, Sullivan ha giustificato le restrizioni statunitensi sull’esportazione dei chip avanzati come un modo per salvaguardare la sicurezza degli Usa e non come una volontà di interrompere il commercio con Pechino.
“Voglio essere chiaro che queste misure non sono un blocco tecnologico. Non cercano di limitare, né di fatto lo fanno, il commercio e gli investimenti più ampi”, ha detto Sullivan, sottolineando che rimane un ampio margine per “i chip commerciali, cioè quel tipo di chip che può aiutare a sostenere il progresso economico”. Per il consigliere alla sicurezza è chiaro che “i nostri concorrenti strategici non dovrebbero essere in grado di sfruttare le tecnologie americane per minare la nostra sicurezza nazionale o quella dei nostri alleati e partner”.
Sullivan ha concluso il suo intervento a Davos all’insegna dell’ottimismo e pur consapevole che “l’era post-guerra fredda è giunta al termine e siamo all’inizio di qualcosa di nuovo”, avremo comunque “ la capacità di dargli forma”, adattando principi e istituzioni esistenti alle sfide dell’oggi.