Si dividono nel modo più doloroso possibile, almeno per i tifosi, le strade dell’AS Roma e di José Mourinho, esonerato pochi minuti fa dalla società giallorossa, guidata dal patron statunitense Dan Friedkin. Decisive le ultime sei gare di campionato, al termine delle quali la compagine capitolina ha raccolto soltanto cinque punti, contro le dirette avversarie per un posto Champions.
Con un allenatore esonerato, ed il Ds Pinto dimissionario, la Roma, ad oggi, resta un cantiere aperto, nonostante mezza stagione ancora da giocare. A traghettare la squadra fino al termine di campionato ci penserà Daniele De Rossi, bandiera ed ex capitano del Club.
Lo storico numero 16 torna a Trigoria dopo 5 anni, stavolta in qualità di responsabile tecnico. Una sfida enorme per DDR, che in carriera ha allenato soltanto per poche settimane la Spal, salvo poi essere esonerato. Nonostante i “rischi” del mestiere, il richiamo della Roma è stato troppo forte per l’ex centrocampista, che ha deciso di sposare il progetto giallorosso. Ammesso che vi sia un vero e proprio progetto.

“Ringraziamo José a nome di tutti noi all’AS Roma per la passione e per l’impegno profusi sin dal suo arrivo”, ha dichiarato il presidente, “Conserveremo per sempre grandi ricordi della sua gestione, ma riteniamo che, nel migliore interesse del Club, sia necessario un cambiamento immediato. Auguriamo a José e ai suoi collaboratori il meglio per il futuro”.
Termina così dopo due anni e mezzo l’esperienza in giallorosso di uno degli allenatori più amati di sempre dal popolo romanista, che sarebbe andato in scadenza a giugno 2024. Nonostante due sesti posti in campionato, lo Special One resterà per sempre nella storia della Roma grazie soprattutto alle “campagne europee”, che hanno visto i giallorossi grandi protagonisti nelle ultime stagioni.

Nel 2022, il mister di Setubal ha portato l’undici capitolino ad alzare il primo trofeo UEFA della sua storia, ed il primo degli ultimi 14 anni, la Conference League, nell’indimenticabile notte di Tirana. Lo scorso anno, invece, solo l’assurdo arbitraggio di Anthony Taylor ha impedito alla Roma di vincere l’Europa League a Budapest. Due finali europee di fila, neanche a dirlo, la società capitolina non le aveva mai giocate. Con il mago portoghese sulla panchina e con una tifoseria da brividi sugli spalti, nulla sembrava impossibile per la compagine giallorossa.
Eppure, dopo Budapest qualcosa si è rotto definitivamente. Alcuni giocatori, oggi sembrano essere lontani parenti di quelli visti nelle scorse stagioni. L’addio di Matic, inoltre, ha scombussolato una rosa già in piena emergenza: senza filtro lì in mezzo al campo, la Roma stata è costretta a giocare sistematicamente sugli esterni, una mossa che non ha pagato in alcun modo, vista anche la qualità, davvero poca, dei suoi interpreti. Nonostante le mille difficoltà, nonostante un mercato bloccato da un accordo suicida con l’UEFA, i tifosi giallorossi, fino a poche ore fa, avevano una grande certezza: José Mourinho.
Un allenatore che per la Roma aveva detto di no all’Arabia Saudita; un allenatore che in questi mesi ha dovuto fare le veci di una società assente e lontana e di un direttore sportivo dimissionario. Un allenatore che non meritava sicuramente un trattamento del genere. Cambiare poteva essere una scelta giusta, ma non prima di giugno. José, così come i tifosi che non hanno mai lasciato sola questa squadra, meritava qualcosa di meglio.