Le previsioni sono state rispettate: Donald Trump a valanga si è aggiudicato la prima tappa delle primarie repubblicane in Iowa con il 51% dei voti e un distacco record di circa 30 punti sui suoi inseguitori. Il grande circo elettorale si è immediatamente spostato in New Hampshire dove gli elettori voteranno martedì prossimo nelle primarie di entrambi i partiti. E qui sarà possibile fare un paragone sulla forza elettorale dei candidati.
Per ora in Iowa si è visto solo Trump incontrastato con il sorprendente secondo posto di Ron DeSantis che, contrariamente alle previsioni, ha superato Nikki Haley. Ma lo scarto del
governatore della Florida è stato minimo, poco più di 2 mila voti, il che lascia aperta la gara su chi di loro due potrà tentare di proporsi come alternativa a Trump nella prossima tappa in New Hampshire dove già è andata Nikki Haley a fare campagna.
Ron DeSantis, invece, è andato in South Carolina per prendere parte ad un Town Hall organizzato dalla Cnn e poi raggiungerà anche lui il New Hampshire. Trump è a Manhattan nell’aula del tribunale federale citato nuovamente in giudizio per diffamazione dalla scrittrice E J Carroll, ma andrà anche lui andrà a Concord appena finirà l’udienza.
Ha gettato la spugna invece l’imprenditore tech di origini indiane Vivek Ramaswamy (quarto col 7,7%), che ha dato il suo sostegno elettorale all’ex presidente Trump.
Anche in New Hampshire Trump è il leader nei sondaggi con il 42% delle preferenze, mentre Nikki Haley insegue a 12 punti di distanza. Il terzo posto è di Chris Christie, l’ex governatore del New Jersey che ha abbandonato la sfida (aveva l’11% dei consensi), mentre DeSantis è solo quarto al 6%.
In questo Stato si voterà anche per le primarie democratiche. Il presidente Biden è in testa con il 56% delle preferenze. A sfidarlo ci sono il congressman del Minnesota, Dean Phillips (12%) e l’eterna candidata Marianne Williamson (5%), la scrittrice “sensitiva” che ha fondato una setta religiosa in Michigan.
In previsione di questa sfida la campagna per la rielezione del presidente e di Kamala Harris sta mettendo a punto la ben oliata macchina elettorale che ha annunciato di avere 117 milioni di dollari in cassa, una cifra che secondo i responsabili della raccolta dei fondi è la più grande ottenuta da qualsiasi ticket democratico prima dell’inizio delle elezioni primarie.
Domenica sera, alla vigilia del voto, mentre lo Stato dell’Iowa era flagellato da una tempesta di neve con fortissime folate di vento e le temperature erano di circa 10 gradi sotto lo zero, Trump aveva chiesto ai suoi volontari di cercare di superare il tetto del 50%” dei voti. E ci è riuscito, nonostante l’ondata di maltempo, catturando il 51% dei consensi superando il record stabilito da Bob Dole su Pat Robertson nel 1988. Hanno votato in pochi, su una popolazione di 3 milioni e 200 mila persone, i voti sono stati poco più di 100 mila. In molte contee rurali ci sono stati meno di 200 voti.
La vittoria elettorale di ieri sera sottolinea però l’indiscusso ruolo di Trump come frontrunner che, nonostante tutte le pendenze giudiziarie ha saputo mobilitare la sua base e riconquistare il partito trasformando tutte le inchieste giudiziarie in cui è coinvolto in una “persecuzione giudiziaria orchestrata da Joe Biden che, con i brogli elettorali, lo ingiustamente cacciato dalla Casa Bianca”. Questo mantra è stato ripetuto dal 63% degli elettori dell’Iowa che ieri gli hanno dato il voto. Lo ha stabilito il sondaggio VoteCast di AP, che ha messo in evidenza come ben tre quarti degli elettori dell’Iowa abbiano affermato che le inchieste giudiziarie e le incriminazioni contro Trump sono tentativi politici di indebolirlo piuttosto che inchieste legittime dell’autorità giudiziaria.
E quasi due terzi degli intervistati al sondaggio del National Election Pool hanno affermato che Trump sarebbe ancora idoneo a ricoprire la carica di presidente anche se dovesse essere condannato per un crimine – il doppio del numero di coloro che hanno affermato il contrario (32%). Tra gli evangelici bianchi, il sostegno a Trump – solo il 22% nel 2016 –
questa volta è salito al 53%. Un risultato stupefacente se si pensa che nel 2016 qui arrivò secondo e che da allora ha seminato caos nelle istituzioni, ha subito due impeachment ed è in attesa di quattro processi penali, di cui due per aver tentato di sovvertire l’esito del voto.
Suddivisi per temi, i partecipanti al sondaggio hanno affermato che l’immigrazione e l’economia sono in cima alla loro lista. Circa 4 partecipanti al caucus su 10 hanno identificato l’immigrazione come la questione più importante e quasi il 60% ha espresso il proprio sostegno a Trump sulla questione. Secondo il sondaggio, quasi il 90% degli elettori repubblicani sostiene la costruzione del muro al confine tra Stati Uniti e Messico, una delle priorità della campagna di Trump. Quasi tre quarti degli intervistati hanno inoltre affermato che l’immigrazione sta danneggiando gli Stati Uniti. Circa un terzo dei partecipanti al caucus ha affermato che l’economia è la loro seconda priorità.
L’Iowa è uno swing state, uno Stato che non presenta un elettorato ascrivibile a una tendenza politica precisa: nelle passate prove elettorali, infatti, ha premiato di volta in volta alle elezioni presidenziali candidati di entrambi i partiti. I Repubblicani e i Democratici iscritti al voto più o meno si equivalgono: 725 mila quelli del GOP e 710 mila i Dem, ma la stragrande maggioranza degli elettori, 765mila, sono indipendenti. Swing State per eccellenza, quindi.
Ieri c’è stato solo un partito al voto e quindi non è possibile, per ora, fare un paragone tra la forza elettorale di Trump e Biden. È anche accaduto spesso che chi prevale nei caucus in Iowa poi non vinca la nomination finale del partito. Ma la sfida è solo all’inizio.