Sono trascorsi 100 giorni da quando Hersh Goldberg-Polin, cittadino israelo-americano di 23 anni, è stato preso in ostaggio da Hamas, durante il festival di Sono 100 giorni che sua madre Rachel Goldberg-Polin, ogni mattina scrive su un nastro adesivo i giorni della sua assenza e poi lo piazza sui suoi maglioni e sulle sue magliette, per ricordare Hersh e gli altri 131 rapiti. e distillare vista dei 100 giorni di inizio della guerra tra Hamas e Israele, il prossimo 14 gennaio, la madre di Hersh Goldberg-Polin, il cittadino israelo-americano ancora detenuto a Gaza, ha lanciato un appello interreligioso e una campagna social per chiedere la liberazione degli ostaggi.
“La crisi degli ostaggi non è solo una questione ebraica. Le donne, gli uomini, gli anziani, i neonati e i giovani che Hamas ha preso in ostaggio la mattina del 7 ottobre 2023, sono ebrei, musulmani, cristiani, buddisti e Indù, provenienti da quasi trenta nazionalità diverse. Il loro rilascio è una questione di preoccupazione globale”, spiega Rachel, che invita ad una mobilitazione interreligiosa e ad una campagna socia che tenga viva la memoria di chi si trova ancora detenuto. Suo figlio, quel 7 ottobre stava partecipando al festival musicale Supernova, ai confini con Gaza.
Quando i militanti di Hamas li avevano presi di mira, era riuscito a scappare in un rifugio, che non è però riuscito a proteggerlo dalle bombe lanciate dagli assalitori. Hersh in quel bunker ha perso un amico e il braccio sinistro, come provano alcune immagini social che lo vedono scaraventato dentro un furgone. Rachel chiede che il 14 gennaio tutti scrivano il numero 100 su un nastro adesivo, lo incollino su una maglia e scattino poi una foto chiedendo la liberazione delle persone ancora in ostaggio, taggandola con #Bring_Hersh_Home #BringThemHomeNow. E nel video girato dal Forum delle famiglie degli ostatti per questo crudele anniversario invita ad una mobilitazione generale anche verso i politici e gli stati per riportare tutti a casa e cessare i bombardamenti.

A New York venerdì si è tenuta nel centro di Manhattan una manifestazione a sostegno degli ostaggi. Erano presenti il governatore di New York Kathy Hochul e il senatore Chuck Schumer, che hanno ricordato il loro viaggio in Israele dopo il 7 ottobre e insistono nel trovare una via per i negoziati che conduca al rilascio dei prigionieri. Sabato sera le famiglie degli ostaggi detenuti a Gaza hanno dato il via a una maratona di 24 ore a Tel Aviv, davanti al Ministero della difesa israeliano, in quella ormai nota come la “Piazza degli ostaggi”. Chiedono al governo di riportare a casa i loro cari dopo 100 giorni trascorsi nelle mani di Hamas, ma qualcuno tra la folla chiede anche le dimissioni del primo ministro Netanyahu e di tutto il suo gabinetto.
Accanto alle manifestazioni per i prigionieri però, l’Anti-Defamation League (ADL), una ONG che monitora gli episodi di violenza contro gli ebrei, il 10 gennaio ha pubblicato un report in cui mostra che nei tre mesi successivi agli attacchi di Hamas, gli episodi di antisemitismo negli Stati Uniti sono cresciuti del 361%. I dati registrano 3.283 episodi di antisemitismo tra il 7 ottobre 2023 e il 7 gennaio 2024, rispetto ai 712 incidenti segnalati dall’organizzazione nello stesso periodo dell’anno precedente. In particolare sono cresciute le manifestazioni (oltre 1.300) di “retorica antisemita, espressioni di sostegno al terrorismo contro lo Stato di Israele e/o antisionismo”. Si è poi registrato un aumento del 176% degli episodi di antisemitismo quali molestie, vandalismo e attacchi fisici.
“È scioccante che in tre mesi abbiamo registrato più atti antisemiti di quanti ne avremmo registrati normalmente in un anno intero”, ha detto Jonathan Greenblatt, Ceo di ADL. Questa cruda consapevolezza non ferma Rachel e gli altri genitori, fratelli, parenti che chiedono il ritorno a casa dei rapiti e la pace per tutti. E non ferma pure gli amici americani di Parents’ circle, l’organizzazione di famiglie palestinesi e israeliane che hanno perso i propri familiari a causa del conflitto tra i loro popoli e che ogni giorno dal 7 ottobre postano messaggi di page e distribuiscono braccialetti che impegnano chi li indossa a lavorare per la riconciliazione.