Lai Ching-te, noto come William Ching‑te Lai, è il nuovo presidente di Taiwan: l’ex vicepresidente del Partito democratico progressista (Dpp), deciso indipendentista, ha vinto le elezioni nell’isola in un voto che ha visto l’affluenza ad oltre il 70%. Un grande esercizio di democrazia, con lunghe file ai seggi e varie generazioni che votavano in gruppo in quasi 18.000 seggi elettorali fra templi, chiese, scuole.
Si votava per le elezioni presidenziali e per le parlamentari per il rinnovo dei 113 seggi dello Yuan legislativo. Per milioni di taiwanesi in fila alle urne, la questione cruciale erano i rapporti con la Cina. Lai vuole continuare a mantenere l’isola democratica lontana dalla sfera d’influenza di Pechino, mentre il Kuomintang all’opposizione aveva promesso di aumentare i rapporti commerciali e riavviare i colloqui con il potentissimo vicino. Il principale rivale di Lai, Hou Yu-ih, ha ammesso la sconfitta, scusandosi con i suoi sostenitori a un evento del partito conservatore che fu di Chiang Kai-shek (il fondatore di Taiwan, nata dalla fuga dei nazionalisti nell’isola dopo la sconfitta nella guerra civile cinese contro le forze comuniste di Mao Zedong nel 1949). Il partito ha gradualmente assunto posizioni più conciliatorie con Pechino rispetto ai democratici progressisti.
Per la Cina, Taiwan continua ad essere un’isola ribelle che fa parte del suo territorio. La vittoria di Lai potrebbe spingere Pechino ad aumentare le pressioni sull’isola e potrebbe peggiorare le tensioni con gli Stati Uniti, che in occasione delle elezioni hanno anche inviato una delegazione ufficiale sull’isola.
Al quartier generale del DPP a Taipei, migliaia di sostenitori di Lai hanno acclamato il conteggio dei voti sventolando bandiere rosa e verdi. Molti hanno detto di sperare che la presidenza Lai proteggerà la sovranità e l’identità dell’isola democratica.