Una donna della countea di Lawrence, in Pennsylvania, è stata arrestata pochi giorni fa con l’accusa di aver avvelenato e ucciso la figlia di un anno del suo compagno. Lo ha reso noto ieri con un comunicato stampa il Procuratore Generale dello Stato. Alesia Owens, 20 anni, si trova ora in carcere dopo che le è stata negata la libertà su cauzione. Non è ancora chiaro se abbia assunto un avvocato e se abbia riconosciuto la sua colpevolezza. Oltre all’accusa di tentato omicidio, è imputata di aggressione aggravata su minore e messa in pericolo del benessere di un bambino.
L’omicidio sarebbe avvenuto lo scorso giugno: il 25, la bambina, il cui nome è Iris Alfera, sarebbe stata trovata inerme nella casa del padre, dove viveva anche la compagna. Quattro giorni dopo, è morta a causa dei livelli di acetone nel suo sangue dopo aver ingerito diverse perle d’acqua, batterie a forma di bottone e una vite metallica.
Gli agenti che hanno iniziato a studiare il caso hanno trovato nel computer di Owens numerose ricerche sul tema, come “cosa può essere pericoloso per un bambino” e poi “prodotti domestici dannosi per i bambini”, e specificatamente sul rischio delle batterie a bottone.
“L’indagine dimostra che per mesi l’imputata ha condotto una ricerca meticolosa su come certe sostanze siano dannose per i bambini” – si legge nel comunicato. “Poi avrebbe agito in base alle sue scoperte. È difficile immaginare che qualcuno faccia deliberatamente del male a una bambina completamente indifesa e poi inganni gli investigatori su quanto è accaduto”.
Intanto da giugno, prima che la bambina morisse, è stata avviata una campagna GoFundMe per aiutare la famiglia Alfera e finora sono stati raccolti più di 17mila dollari. “Abbiamo bisogno di tutte le preghiere possibili in questo momento”, si leggeva nell’annuncio.