“Non abbiamo preso di mira nessun paese al mondo tranne Israele. Le forze armate hanno dato una risposta iniziale e la amplieremo molto presto. Continueremo a prendere di mira le navi israeliane dirette verso di loro fino alla fine dell’aggressione contro Gaza”: è la reazione del portavoce ufficiale degli Houthi, Muhammad Abdul Salam, all’attacco di Stati Uniti e Gran Bretagna contro le postazioni in Yemen del gruppo dei ribelli armati sciiti.
L’attacco notturno avviene nel quadro dell’estrema tensione nella regione per il conflitto fra Hamas e Israele che nella Striscia di Gaza prosegue dal 7 ottobre. È anche in corso alla Corte internazionale dell’Aia la causa per genocidio intentata dal Sudafrica contro lo Stato ebraico per il massacro dei civili nella Striscia.
Secondo quanto riferito dalla Casa Bianca, all’operazione anti-Houthi sarebbe attesa la partecipazione di altri alleati, tra cui i Paesi Bassi, Australia, Canada e Bahrein, che dovrebbero fornire logistica, intelligence e altro supporto.
Gli attacchi, ha riferito un dirigente del Pentagono, sono stati condotti in particolare con aerei da combattimento e missili Tomahawk. Oltre una dozzina di obiettivi Houthi sono stati colpiti da missili lanciati da cielo, terra e mare (con il sottomarino Uss Florida) e sono stati scelti per indebolire la capacità degli Houthi di attaccare le navi nel Mar Rosso.
Tra questi sistemi radar, depositi e siti di lancio di droni, missili balistici e missili da crociera.
Gli attacchi contro obiettivi in Yemen “sono la diretta risposta a attacchi senza precedenti da parte degli Houthi contro navi internazionali nel Mar Rosso, incluso l’uso per la prima volta nella storia di missili balistici antinave” ha dichiarato il presidente Joe Biden in una nota diffusa dalla Casa Bianca.
“Questi attacchi – ha aggiunto – hanno messo in pericolo il personale americano, la marineria civile e i nostri partner, minacciando il commercio e la liberta’ di navigazione. Più di 50 nazioni sono state colpite dai 27 attacchi a navi commerciali. Equipaggi da piò di 20 Paesi sono stati minacciati o presi in ostaggio in atti di pirateria. Più di duemila imbarcazioni sono state costrette a cambiare rotta di migliaia di miglia per evitare il Mar Rosso, una cosa che puo’ provocare settimane di ritardi nelle consegne”.
Biden ha ricordato l’intensa attività diplomatica che ha visto anche l’approvazione, mercoledì, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, della risoluzione con cui si chiedeva aglli Houthi di mettere fine agli attacchi alle navi commerciali e ai mercantili.
“Oggi – ha sottolineato il presidente americano – l’azione difensiva segue una estesa campagna diplomatica. Questi bersagli sono un chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i suoi alleati non tollereranno attacchi al nostro personale o non permetteranno a attori ostili di mettere in pericolo la liberta’ di navigazione in una una delle rotte piu’ importanti al mondo. Non esitero’ – ha concluso – a ordinare, se necessario, ulteriori misure per proteggere il nostro popolo e la libera circolazione del commercio internazionale”.
Ma l’attacco di Washington e Londra sta già provocando reazioni a catena. “Questa aggressione indica la decisione di espandere l’area del conflitto al di fuori della Striscia. Questo avrà delle conseguenze”. ha detto l’esponente di Hamas, Sami Abu Zhouri. “L’aggressione degli Usa e della Gran Bretagna contro settori dell’esercito yemenita, perché si è schierato con Gaza, è – ha sottolineato – una provocazione contro la nazione palestinese”.
Arrivano anche condanne internazionali: da Mosca che denuncia un’azione che porta ad una “escalation” e che ha “obiettivi distruttivi”. “Gli attacchi statunitensi nello Yemen sono un nuovo esempio della distorsione da parte degli anglosassoni delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e del totale disprezzo del diritto internazionale in nome di un’escalation nella regione per raggiungere i loro obiettivi distruttivi”, ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo. Maria Zakharova.
La Cina ha espresso “preoccupazione”; la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning sollecita “tutte le parti ad evitare che il conflitto possa espandersi”. Pechino, ha aggiunto Mao nel briefing quotidiano, “è preoccupata per l’escalation delle tensioni nel mar Rosso e invita le parti rilevanti a mantenere la calma e ad esercitare moderazione per prevenire un ulteriore allargamento del conflitto”.
Prevedibilmente, anche il portavoce del ministero degli Esteri dell’Iran, Nasser Kanani, ha “fermamente condannato gli attacchi di Usa e Gran Bretagna contro varie città in Yemen, ritenendoli un’azione arbitraria, una chiara violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dello Yemen e una violazione del diritto e dei regolamenti internazionali”. Come riferisce il ministero degli Esteri di Teheran su X, Kanani ha affermato che “l’unico risultato degli attacchi sarà creare instabilità nella regione”. Collegando i raid al sostegno degli Usa per Israele, il funzionario ha chiesto alla comunità internazionale di “impedire che la guerra si allarghi”.
Gli Houthi sono un gruppo armato prevalentemente sciita zaydita dello Yemen, nato negli anni Novanta del secolo scorso e recentemente diventato molto attivo in funzione antigovernativa nel tormentato paese. La loro organizzazione armata che conta migliaia di adepti si definisce Partigiani di Dio o Gioventù Credente. Il nome deriva dall’esponente Husayin Badt al Din al Houthi, ucciso dalle forze armate yemenite nel settembre del 2004.