C’era grande tensione giovedì a l’Aia, quando nella capitale olandese si apriva uno dei processi più attesi della storia della Corte Internazionale di Giustizia. Il Sud Africa si è rivolto alla più alta corte delle Nazioni Unite nel tentativo di porre fine all’uccisione di massa di civili a Gaza, accusando Israele di aver compiuto un genocidio contro i palestinesi – un’affermazione che Israele ha fermamente respinto definendola “priva di fondamento”.
La mossa del Sudafrica avviene dopo il continuo e massiccio bombardamento israeliano sulla Striscia di Gaza in risposta agli attacchi terroristici guidati da Hamas il 7 ottobre, che hanno provocato la morte di circa 1.200 cittadini israeliani e stranieri nel sud di Israele, con circa 250 presi in ostaggio (e di cui circa la metà sono stati liberati quando Hamas li ha scambiati con centinaia di prigionieri palestinesi detenuti nel West Bank).
Esponendo il caso, il team legale sudafricano ha dichiarato alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) dell’Aia che Israele ha dimostrato un “modello di condotta genocida” da quando ha lanciato la sua guerra su vasta scala a Gaza. “Questo omicidio non è altro che la distruzione della vita palestinese. Viene inflitto deliberatamente, nessuno viene risparmiato, nemmeno i neonati”, hanno detto gli avvocati del Sudafrica ai giudici della corte.
“Insieme allo sfollamento forzato, la condotta di Israele è stata deliberatamente calcolata per causare fame, disidratazione – ha detto Adila Hassim, legale che rappresenta il Sudafrica in aula – la campagna di Israele ha spinto la popolazione di Gaza sull’orlo della carestia”.
South Africa legal team’s Adila Hassim @CIJ_ICJ: “Genocides are never declared in advance, but this court has the benefit of the past 13 weeks of evidence that shows incontrovertibly a pattern of conduct & related intention that justifies a plausible claim of genocidal acts.” pic.twitter.com/7wEx3PlyfT
— UN News (@UN_News_Centre) January 11, 2024
Ronald Lamola, ministro della Giustizia di Pretoria, ha accusato Israele di aver “passato il limite” e di aver fatto soffrire i palestinesi dal 1948, non dal 7 ottobre scorso, in risposta all’attacco di Hamas: “Nessun attacco armato sul territorio di uno Stato, per quanto grave, anche se si tratta di un attacco che coinvolge crimini atroci, può fornire una giustificazione o una difesa per le violazioni della Convenzione sul genocidio”.
Da tre mesi, le azioni di Israele hanno sottoposto i 2,3 milioni di abitanti di Gaza a un livello senza precedenti di attacchi aerei, terrestri e marittimi, provocando la morte di oltre ventimila persone e la distruzione di case e infrastrutture pubbliche essenziali, ha detto Adila Hassim, avvocato del Sudafrica.
Israele, sempre secondo l’arringa dell’accusa sudafricana, ha anche impedito che aiuti umanitari sufficienti arrivassero ai bisognosi e ha creato il rischio di morte per fame e malattie a causa dell’impossibilità di fornire assistenza “mentre cadono le bombe”.
“I palestinesi a Gaza sono soggetti a bombardamenti incessanti ovunque vadano”, ha detto l’avvocata Hassim alla corte, aggiungendo che erano state uccise così tante persone che spesso venivano sepolte senza essere identificate in fosse comuni. Altri 60.000 palestinesi sono stati feriti e mutilati: “Vengono uccisi nelle loro case, nei luoghi in cui cercano rifugio, negli ospedali, nelle scuole, nelle moschee, nelle chiese e mentre cercano di trovare cibo e acqua per le loro famiglie. Sono stati uccisi se non sono riusciti a evacuare i luoghi in cui erano fuggiti e anche se hanno tentato di fuggire lungo rotte sicure dichiarate da Israele”.
Nell’ambito delle sue accuse contro Israele, il Sudafrica sostiene che 6.000 bombe hanno colpito Gaza nella prima settimana della risposta israeliana agli attacchi guidati da Hamas. Ciò include l’uso di bombe da 2.000 libbre almeno 200 volte “nelle aree meridionali della Striscia designate come sicure” e nel nord, dove si trovavano i campi profughi, ha detto sempre Hassim.

Queste armi erano “alcune delle bombe più grandi e distruttive disponibili”, ha sostenuto Hassim, aggiungendo che i genocidi “non vengono mai dichiarati in anticipo, ma questa corte può avvalersi delle prove delle ultime 13 settimane che mostrano in modo incontrovertibile un modello di condotta e le relative conseguenze, una intenzione che giustifichi una plausibile affermazione di atti genocidi”.
A causa di queste azioni, Israele avrebbe violato la Convenzione sul Genocidio, hanno ascoltato in seguito i giudici della Corte Internazionale di Giustizia, in riferimento al trattato globale firmato dai membri delle Nazioni Unite dopo la Seconda Guerra Mondiale per prevenire i crimini contro l’umanità.
La Convenzione era “dedicata a salvare l’umanità”, ha insistito John Dugard, anche lui rappresentante del Sud Africa, che ha ricordato come tutti i paesi che hanno firmato la Convenzione “sono obbligati non solo a desistere dagli atti genocidi ma anche a prevenirli”.

L’udienza proseguirà domani, venerdì, con la presentazione della difesa israeliana alla Corte. Il 29 dicembre scorso il Sudafrica ha presentato la denuncia dell’intento genocida davanti al crescente numero di vittime civili a Gaza. Il ministero degli Esteri israeliano ha affermato che il caso sudafricano non ha alcuna base fattuale e che Pretoria sta agendo come “il braccio legale di Hamas”, ignorando ciò che è accaduto il 7 ottobre.
Intanto, manifestazioni a sostegno dell’accusa sudafricana si sono svolte a Città del Capo; mentre altri dimostranti pro-Israele hanno marciato a l’Aia verso la Corte Internazionale di Giustizia dove si svolgeva l’udienza.