Lo hanno trovato sul ciglio di una strada a Portland in Oregon, miracolosamente intatto. Nessun graffio, nonostante la caduta da quasi 16.000 piedi di altezza. L’iPhone apparteneva a uno dei passeggeri del volo 1282 di Alaska Airlines, il cui portellone è esploso in volo il weekend scorso – gettando ombre sul modello coinvolto nella quasi-tragedia, un Boeing 737 MAX 9.
Lo smartphone sarebbe già il secondo riconsegnato alla National Transportation Safety Board (NTSB), l’agenzia federale che indaga su incidenti aerei e navali e che si sta occupando di questo caso insieme alla Federal Aviation Administration (FAA). Era in modalità aereo ed era già sbloccato: sulla schermata mostrava la notifica di un’email da parte della compagnia aerea in merito al bagaglio del proprietario, a cui è stato restituito dopo che le autorità hanno verificato che non ci fossero informazioni preziose alle indagini.
Found an iPhone on the side of the road… Still in airplane mode with half a battery and open to a baggage claim for #AlaskaAirlines ASA1282 Survived a 16,000 foot drop perfectly in tact!
When I called it in, Zoe at @NTSB said it was the SECOND phone to be found. No door yet😅 pic.twitter.com/CObMikpuFd
— Seanathan Bates (@SeanSafyre) January 7, 2024
Venerdì scorso, 5 gennaio, l’aereo stava navigando a circa 5 chilometri di altezza sopra l’Oregon quando si è staccato un tappo che copriva un portellone e parte della fusoliera, distruggendo alcune file di sedie e strappando materiale isolante dalle pareti.
Ciononostante, il vettore è miracolosamente riuscito ad effettuare un atterraggio d’emergenza a Portland – da dove era partito con destinazione Ontario, in California – senza che nessuno dei 171 passeggeri o dei sei membri dell’equipaggio riportasse ferite gravi.
Il portellone che si era staccato è stato ritrovato nel giardino di una casa a Portland, a pochi chilometri dal punto dov’era caduto l’iPhone.
La NTSB ha scoperto che proprio a quel Boeing 737 MAX 9 della Alaska Airlines era stato proibito di effettuare voli di lunga durata sull’Oceano perché ritenuto difettoso. Nello specifico, i malfunzionamenti avrebbero riguardato l’imprevista accensione di una spia di pressurizzazione in almeno tre diverse circostanze: il 7 dicembre, il 3 gennaio (in volo) e il 4 gennaio (dopo l’atterraggio).
I responsabili tecnici della compagnia avevano deciso di vietare all’aereo di effettuare voli per le Hawaii, che avrebbero richiesto lunghi transiti sul Pacifico. L’accorgimento – ha spiegato domenica la responsabile del NTSB, Jennifer Homendy – era funzionale a “farlo rientrare molto rapidamente in aeroporto” nel caso in cui la spia si fosse riaccesa all’improvviso.
Indagando sulle fallacie tecniche che hanno portato all’incidente, gli ispettori federali – e quelli nominati dalle compagnie stesse – sembrerebbero aver identificato il problema o uno dei problemi: bulloni non fissati correttamente alle porte. “I rapporti iniziali dei nostri tecnici indicano che su alcuni aeromobili era visibile della componentistica allentata”, si legge in un rapporto dell’Alaska di lunedì.
Bisognerà comunque aspettare osservazioni più accurare per accertare la causa, che potrebbe non essere una sola.

Intanto, dal momento dell’incidente la FAA ha bloccato precauzionalmente 171 aerei Max 9 per controllarne la sicurezza. Lunedì Alaska Airlines è stata costretta a cancellare 141 voli, pari al 20 per cento del totale; 221 i voli cancellati dalla United Airlines, pari all’8 per cento di tutti i voli previsti dalla compagnia per lunedì. Diversi vettori hanno invece autonomamente scelto di lasciare a terra i propri MAX 9 – tra cui Turkish Airlines, la panamense Copa Airlines, ed Aeroméxico.
Attualmente il modello incriminato risulta utilizzato da otto compagnie. Oltre alle sopracitate, figurano anche Icelandair e Flydubai (che hanno continuato a valore sostenendo che la configurazione dei loro aerei sia diversa) oltre all’indonesiana Lion Air (che li ha sospesi).
La notizia sui possibili errori di assemblaggio ha contribuito ad affossare le azioni dell’azienda produttrice. La Boeing ha chiuso lunedì in ribasso dell’8% a 229 dollari, mentre le azioni della Spirit AeroSystems, il suo principale fornitore, sono calate dell’11% chiudendo a 28,20 dollari.