Altro che sedute spiritiche, medium e tavolini che ballano: oggi l’intelligenza artificiale ci offre vere e proprie conversazioni con i defunti… ovvero, con i loro avatar digitali creati dalla scansione di fotografie, video e registrazioni. Così si può comunicare con testi, messaggi audio o videochiamate simulate. Certo, non ci racconteranno cosa avviene nell’aldilà, o se avviene qualcosa. Però riportano sulla Terra il caro scomparso.
Il livello di realismo? Dipende dalla quantità e precisione dei dati disponibili, che vanno da opzioni di base che utilizzano foto ed e-mail, a versioni più avanzate che utilizzano diversi video. Con sufficienti dettagli è possibile avere conversazioni con un avatar del papà o della nonna che offrono consigli o parlano dicendo cose plausibili. Ovviamente funziona meglio se esistono lunghe interviste con il defunto.
Qualche anno fa – era il 2020 – diventò virale il regalo di Kayne West a Kim Kardashian per il suo 40esimo compleanno: quasi tre minuti di un ologramma del padre defunto, Robert, che le assicurava di essere orgoglioso di lei, cantava e ballava. Le immagini fecero il giro del web; ma oggi si fa di meglio: l’esperienza diventa interattiva.
L’idea ha fatto breccia anche in Cina, manco a dirlo, dove sono diverse le compagnie che sviluppano il business dei cari estinti digitali: come la SuperBrain descritta in queste immagini.
E ci sono compagnie anche negli Stati Uniti. Stephenie Lucas Oney, 75 anni, chiede consiglio a suo padre che è morto da più di un anno: come faceva a gestire il razzismo? William Lucas aveva lavorato come poliziotto, agente dell’FBI, giudice, ed era un uomo nero di Harlem. Oney spiega al New York Times che ascolta le risposte elaborate nella voce del padre attraverso HereAfter AI, una app che offre videochiamate di questo tipo.
Ma c’è anche StoryFile, che crea video interattivi in cui il defunto sembra persino respirare e guardare negli occhi l’interlocutore. In effetti, se si crea un profilo con la compagnia, è possibile farsi intervistare e lasciare in eredità il proprio avatar ad amici e parenti per un’esperienza.
In una versione top di gamma, l’intervista viene realizzata con uno storico in studio; ma c’è anche la varietà base, in cui bastano un laptop e una webcam. Uno dei cofondatori, Stephen Smith, l’ha messa alla prova con la madre Marina, che era una divulgatrice degli orrori dell’Olocausto. L’avatar della madre ha risposto alle domande dei presenti al suo funerale nel luglio 2023.
Secondo StoryFile, sono circa cinquemila le persone che hanno aperto un profilo presso la compagnia. Fra di loro c’era l’attore Ed Asner, intervistato otto settimane prima della morte nel 2021. Il figlio Matt è rimasto stupefatto dal risultato: “mi è sembrato incredibile interagire con mio padre a questo modo, con una conversazione effettivamente plausibile e significativa, e con la sua personalità: era lì con me, quest’uomo che mi mancava tanto, il mio miglior amico”.
Il concetto di resurrezione attraverso l’intelligenza artificiale solleva preoccupazioni di carattere etico: i critici sostengono che potrebbe ostacolare il processo di elaborazione del lutto. I sostenitori dicono invece che gli avatar digitali possono offrire conforto nei momenti difficili, paragonando la tecnologia ai metodi tradizionali di elaborazione delle tragedie utilizzati dagli psicologi.
Chi ha avuto la fortuna di un caro che forniva amore e buoni consigli (veri) può anche inorridire all’idea di un avatar che si spaccia per la mamma e ricicla vecchie registrazioni. Ma la stessa Stephenie Oney parlando al New York Times offre un’altra prospettiva: ha creato il profilo soprattutto per i discendenti, i suoi quattro figli e gli otto nipotini. “Voglio che i bambini gli sentano dire queste cose con la sua voce, non raccontate da me, ma con il suo punto di vista”.