L’intero mondo del calcio piange la scomparsa di Franz Beckenbauer, leggenda del Bayern Monaco e della nazionale tedesca. Il Kaiser è venuto a mancare nella giornata di domenica: aveva 78 anni. Era malato da tempo e negli ultimi mesi le sue condizioni si erano aggravate: la famiglia ha annunciato la sua scomparsa solo nel pomeriggio di oggi, tramite una nota rilasciata alle agenzie di stampa tedesche.

Una carriera inimitabile quella di Kaiser Franz, difensore dalla classe innata, che dal 1965 al 1977 è stato il simbolo della Germania Ovest e dell’amato Bayern, con cui ha praticamente vinto tutto. Nel 1966, a 21 anni, l’indimenticabile numero 5 era già titolare nella finale dei mondiali, persa a Wembley contro l’Inghilterra padrone di casa. Quattro anni più tardi, a Città del Messico, nonostante una spalla totalmente fuori uso, decise di restare in campo nella leggendaria semifinale con l’Italia (4-3 per gli azzurri). Nel 1974, infine, 2 anni dopo aver vinto l’Europeo, alzò al cielo, con la fascia di capitano al braccio, l’agognata coppa del mondo, al termine della finale con l’Olanda di Cruijff.

Con la maglia del Bayern Monaco, invece, il Kaiser ha vinto 5 volte il campionato tedesco, 3 coppe dei campioni consecutive, una coppa intercontinentale e due palloni d’oro. Beckenbauer è stato inoltre uno delle prime stelle del calcio europeo ad aver giocato oltroceano, vestendo i colori dei New York Cosmos. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, il leggendario numero 5 ha intrapreso la carriera da allenatore, portando nuovamente la Germania sul tetto del mondo, ad Italia ’90. E’ stato il primo sportivo della storia del calcio a vincere il mondiale sia in qualità di giocatore che in qualità di commissario tecnico.
Eppure, i record, così come le vittorie, non riescono ad esprimere pienamente la grandezza di un calciatore unico. Per questo motivo, prendiamo umilmente in prestito le parole di uno degli ultimi narratori-poeti di questo sport, Edoardo Galeano, che lo descrisse così: “Era nato in un quartiere operaio di Monaco, questo imperatore del centrocampo chiamato il Kaiser, che con gesti nobili comandava in difesa e in attacco. Dietro non gli sfuggiva neanche un pallone: neanche una mosca, neanche una zanzara avrebbe potuto passare. E quando si lanciava in avanti, era un fuoco che attraversava il campo”.
Auf Wiedersehen, Kaiser Franz.