Barack Obama si è “accalorato” durante un pranzo alla Casa Bianca in cui ha discusso la campagna elettorale di Joe Biden, quella di Donald Trump e i rischi di un ritorno al potere dell’ex presidente repubblicano. Per Obama – alla Casa Bianca dal 2008 al 2016 – è essenziale che il quartier generale di Biden a Wilmington in Delawere sia più autonomo e possa prendere decisioni senza passare per Washington. Questo significa che a Wilmington dovrebbero esserci alcuni dei consulenti più vicini a Biden, e che adesso sono tutti a Washington, oppure che bisogna dare più libertà d’azione e potere decisionale alle persone che dirigono fisicamente la campagna.
Il pranzo sarebbe avvenuto un paio di mesi fa e ne hanno parlato tre diverse fonti al Washington Post. Barack Obama, tuttora star del partito democratico – è stato sempre un consulente prezioso per Biden nella campagna 2020 – ma l’ex vicepresidente di Obama fu un supporto prezioso durante le campagne per il 2008 e per il 2012, sempre pronto a sostenere Obama in appuntamenti ufficiali o a fare campagna da solo col carisma e l’amore per la folla che lo contraddistinguono. Sono in parecchi in campo democratico a lamentare che la vicepresidente di Biden, Kamala Harris, non abbia lo stesso impatto e le stesse capacità che Biden offrì a Obama.
Durante questo pranzo strategico, Obama ha esaminato il successo della sua strategia elettorale nel 2012, quando alcuni dei suoi principali consulenti fra cui David Axelrod e Jim Messina lasciarono la Casa Bianca per concentrarsi sulla campagna dal quartier generale di Chicago.
I consulenti più vicini a Biden sono coinvolti in tutte le decisioni della campagna, ma sono alla Casa Bianca. La direttrice della campagna Julie Chavez Rodriguez è a Wilmington ma gli advisor politici – Anita Dunn, Jen O’Malley Dillon, Mike Donilon e Steve Ricchetti – sono a cento miglia di distanza nella capitale: ogni decisione deve passare da lì, rallentando i tempi.
L’ex presidente democratico sarebbe stato anche più esplicito con il circolo dei più vicini a Biden, suggerendo che dovrebbero consultarsi con i suoi ex manager di campagna (invito, pare, poi accolto). Secondo Obama, la campagna Biden dovrebbe essere più aggressiva ed essere in grado di muoversi più agilmente sui terreni più difficili.
Nel corso di un altro pranzo, sempre alla Casa Bianca, Obama l’estate scorsa aveva espresso i suoi timori per la forza politica di Donald Trump, candidato più temibile, aveva detto a Biden, di quanto molti democratici capiscano, per il suo seguito di fedelissimi, perché l’ecosistema dei media è prevalentemente conservatore e perché l’opinione pubblica del paese è sempre più polarizzata.