Ad Erie, Colorado, una bibliotecaria del posto, Brooky Parks, ha vinto un ricorso presso la Commissione federale per le pari opportunità d’impiego, dopo essere stata licenziata, nel 2021, per essersi rifiutata di vietare alcuni libri.
L’allontanamento della quarantanovenne dall’amato posto di lavoro era avvenuto subito dopo il lancio, da parte di quest’ultima, di un seminario riservato ai teenagers, basato su alcuni libri contro il razzismo e contro la discriminazione della comunità LGBTQ. Al tempo, i due progetti tanto cari alla Parks, non piacquero per nulla a diversi genitori del posto, le cui proteste convinsero vertici della Erie Community Library a licenziare la donna.

Una volta privata di quello che lei stessa ha definito come il lavoro dei suoi sogni, la quarantanovenne ha subito presentato una denuncia per discriminazione alla Commissione federale per le pari opportunità di lavoro ed alla Commissione statale per i diritti civili del Colorado, intentando una causa nei confronti della direzione della biblioteca. E’ stata proprio quest’ultima commissione a riconoscere le ragioni di Brooky Parks, ritenendo illegali le motivazioni che avevano portato al suo licenziamento. Successivamente, la Erie community Library ha poi scelto di risolvere la causa prima di andare in tribunale, risarcendo la Parks con 250.000 dollari.

Naturalmente, la vicenda ha poi portato i vertici della struttura a rivedere la propria politica interna, promuovendo una programmazione più inclusiva e diversificata. Nel frattempo, la quarantanovenne, madre di due bambini, ha trovato lavoro presso la biblioteca della University of Denver.
In questi mesi, l’episodio che ha visto protagonista Brooky Parks non è certo passato inosservato. Il licenziamento della donna, così come la sua battaglia legale d’altronde, ha messo sul chi va là l’American Library Association, che ha avviato una campagna tesa a contrastare la cancel culture che, negli ultimi tempi, ha colpiti numerose opere. I dati raccolti dall’associazione no-profit, inoltre, hanno evidenziato come siano sempre più frequenti i tentativi di vietare, o addirittura censurare, i libri che trattano questioni razziali o LGBTQ.
Episodi di questo genere, ad esempio, si sono verificati in alcuni stati come il Texas ed il Wyoming, dove numerosi bibliotecari sono andati incontro allo stesso trattamento “riservato” alla Parks. In Iowa, invece, recentemente un giudice federale ha bloccato una legge che vietava la presenza di alcuni libri dalle biblioteche scolastiche, proibendo al contempo agli insegnanti di discutere di questioni LGBTQ+.
Stando a quanto riportato da molti media statunitensi, l’ondata di censure potrebbe proseguire anche in futuro, con dimensioni sempre più preoccupanti. Tuttavia, la vittoria di Brooky Parks rappresenta un punto di partenza nonché un barlume di speranza per tutti i bibliotecari e, più in generale, per gli educatori schieratisi apertamente a difesa della libertà di parola e di pensiero.