Il Premio Nobel per l’economia, Christopher Pissarides, ha messo in guardia le nuove generazioni dall’Intelligenza artificiale: stando a quanto dichiarato dal docente della London School of Economics, infatti, a lungo andare l’AI potrebbe strappare ai giovani numerosi posti di lavoro.
Secondo Pissarides, i ragazzi che oggi studiano nel settore IT starebbero addirittura “seminando i semi della propria autodistruzione”. Sebbene il professore settantacinquenne sia ottimista sull’impatto generale dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro, ha espresso alcune preoccupazioni per coloro che si occupano delle cosiddette materie STEM, tecnologia, matematica, scienza ed ingegneria. Nonostante la crescita esponenziale di tale settore, infatti, per Pissarides saranno le competenze manageriali, le capacità creative ed empatiche e, più in generale, le competenze tradizionali a dominare il mercato del lavoro, in quanto difficilmente sostituibili dall’AI.

“Questa richiesta continua di nuove competenze IT contiene i semi dell’autodistruzione”, ha affermato il Premio Nobel per l’economia del 2010, “le capacità esistenti non sono ancora così numerose da poter garantire un lavoro a tutti coloro che si laureano in materie STEM”. La grande popolarità di questo particolare settore è cresciuta a dismisura negli ultimi anni, specialmente tra le nuove generazioni: i più giovani, infatti, credono fortemente che tale campo possa garantire loro maggiori opportunità e sbocchi lavorativi, una volta portati a termine i rispettivi percorsi di studio e di specializzazione.
Allo stesso tempo, però, Pissarides ha voluto sottolineare come l’incredibile ascesa dell’intelligenza artificiale possa trasformare rapidamente le competenze necessarie ai nuovi aspiranti impiegati, in quanto l’AI rende obsoleti alcuni compiti, nonché diversi ruoli. Secondo il docente della London School of Economics, nel lungo periodo le competenze manageriali, creative ed empatiche, tra cui la comunicazione e l’assistenza sanitaria, rimarranno probabilmente molto richieste, in quanto meno sostituibili dalla tecnologia e dalla stessa dall’intelligenza artificiale.
“Quando si dice che in futuro la maggior parte dei lavori riguarderanno campi come la comunicazione o le relazioni sociali, la gente potrebbe dire ‘Oh, Dio, è questo ciò che dobbiamo aspettarci’”, ha spiegato il Premio Nobel, “Non dovremmo disprezzare in alcun modo questi lavori. Sono migliori di quelli che svolgevano solitamente i diplomati”.