Una decisione epocale: la Corte Suprema israeliana frena la riforma della giustizia del governo Benjamin Netanyahu. Per un voto, 8 su 15, i giudici hanno votato per annullare la legge approvata dalla Knesset fra continue manifestazioni di protesta, una legge che toglieva alla magistratura il diritto di pronunciarsi sulla “ragionevolezza” delle decisioni del governo o del parlamento israeliano. Un diritto utilizzato fin qui dalla Corte per annullare le decisioni del governo ritenute incostituzionali.
La sentenza della Corte Suprema, un documento di ben 738 pagine, ha al suo centro proprio il concetto di “ragionevolezza” come strumento giuridico. La riforma Netanyahu, una “legge fondamentale” infatti aveva emendato la cosiddetta ‘Clausola di ragionevolezza’. Secondo otto giudici, quell’emendamento deve essere adesso annullato “in quanto esclude in maniera generale ogni critica giudiziaria della ragionevolezza di decisioni del governo, del primo ministro o di ministri”. Rappresenta – a loro parere – “un colpo duro e senza precedenti inferto alle caratteristiche essenziali dello stato d’Israele quale Stato democratico”.
Ma 13 dei 15 giudici hanno inoltre stabilito che la Corte Suprema ha in generale la prerogativa di annullare una legge fondamentale, proprio in base al criterio di ragionevolezza; insomma ritengono che la “ragionevolezza” sia uno strumento giuridico sufficiente e necessario per proteggere il paese da eventuali abusi governativi. La coalizione di Netanyahu sosteneva che è un concetto troppo arbitrario e soggettivo.
Proprio il timore che la riforma limitasse i poteri della magistratura stravolgendo la struttura democratica di Israele aveva scatenato polemiche politiche e molte proteste di piazza contro il governo. L’intera vicenda aveva molto indebolito il governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu. Poi l’assalto del 7 ottobre di Hamas in Israele ha ricompattato l’opinione pubblica e portato a un esecutivo di unità nazionale con l’appoggio dell’ex ministro della Difesa Benny Gantz, leader di uno dei partiti di opposizione (il centrista Blu e Bianco).
La decisione della Corte ora potrebbe riaccendere una vera crisi istituzionale nel paese e indebolisce ulteriormente un esecutivo già in grave difficoltà: mentre gran parte dell’opinione pubblica israeliana sembra convinta della necessità di continuare l’attacco su Gaza per stroncare Hamas, in molti si fanno domande sul futuro della Striscia e anche sulla sostenibilità e sugli scopi del conflitto a lungo termine.
Fra le reazioni della stampa, citiamo ad esempio il titolo di Times of Israel, dove l’analista Jeremy Sharon scrive che la Corte “contesta il proclama del governo che la volontà della maggioranza sia onnipotente”, anche se è la terza notizia del sito. Il Jerusalem Post, quotidiano di destra, dedica alla notizia solo un trafiletto.
Mentre l’apertura di Haaretz, quotidiano di sinistra, è un’analisi di Yossi Verter che titola “La corte suprema assesta a Netanyahu e alla sua banda di ladri un colpo decisivo”.