Ogni fine anno si porta dietro il bilancio luttuoso degli scomparsi, ma questo 2023 ha colpito pesantemente in tutti i settori, in tutte le fasce d’età, portandosi via attori, cantanti, icone.
Due lutti italiani finiscono anche nella classifica degli 80 defunti più celebri stilata dal Washington Post: si tratta di Gina Lollobrigida, la “sirena degli anni Cinquanta, anticipatrice di Sophia Loren”, morta il 16 gennaio a 95 anni, e Silvio Berlusconi, scomparso il 12 giugno a 86 anni, che il Post descrive come “l’ex premier italiano e magnate dei media che dominò e divise il suo paese per decenni con una combinazione di fascino da mattatore, banditesca arroganza e spietata applicazione del suo potere politico e finanziario”.
L’Italia piange però anche Giorgio Napolitano, primo ed unico Presidente della Repubblica che aveva fatto parte del Partito Comunista.

Gli italiani ricordano anche due che se ne sono andati molto troppo presto: in gennaio il calciatore e allenatore Gianluca Vialli a 58 anni, in agosto la scrittrice Michela Murgia a 51 anni.

È un elenco per forza di cose parziale. Ma il mondo dello spettacolo lamenta la scomparsa della rockstar Tina Turner, del comico britannico Tony Bennett, di Richard Belzer divenuto celebre come John Munch nelle immarcescibili serie Law&Order, di Harry Belafonte – cantante e attivista che finanziò la lotta per i diritti civili – dell’attrice Raquel Welch, sex symbol degli anni Sessanta, di Ryan O’Neal, del cantautore David Crosby, del compositore pop Burt Bacharach, del sassofonista Wayne Shorter, della cofondatrice delle Dixie Chicks Laura Lynch.
E ancora, il grande attore inglese Michael Gambon che dopo una vita di Shakespeare aveva conquistato i ragazzini come Dumbledore (o Albus Silente) in Harry Potter; ma anche la popstar irlandese Sinead O’Connor a soli 56 anni, e a soli 54 anni se ne sono andati Lisa Marie Presley e la star di Friends, Matthew Perry.
La politica americana ha visto scomparire una serie di mostri sacri (nel bene e nel male): il centenario Henry Kissinger, la ex first lady Rosalynn Carter, Dianne Feinstein, la senatrice più longeva della California, e la prima giudice donna della Corte Suprema federale, Sandra Day O’Connor (tre donne che ciascuna a modo suo hanno fatto la storia a Washington).
Ma ancora: Zandra Flemister, prima afro-camericana agente speciale dei servizi segreti (che abbandonò per discriminazioni finendo al Dipartimento di Stato); Patricia Schroeder, libdem nota per l’umore sarcastico (fu lei a definire Reagan “Teflon President”); Robert Hanssen, ex agente FBI che confessò di aver passato documenti a Mosca per anni; il predicatore battista ultraconservatore Pat Robertson; Daniel Ellsberg, che trasmise alla stampa i Pentagon Papers, i documenti sulla guerra del Vietnam, provocando a catena una sentenza storica della Corte Suprema sulla libertà di stampa, la furia dell’amministrazione Nixon e le irruzioni orchestrate dalla Casa Bianca che portarono poi allo scandalo Watergate.

Se n’è andato l’amatissimo scultore colombiano Fernando Botero, che aveva passato gli ultimi anni in Italia. È scomparso anche Cormac McCarthy, lo straordinario scrittore statunitense che dipinse paesaggi distopici e disperanti in The Road-LaStrada (con cui vinse il Pulitzer) e Non è un paese per vecchi-No Country for Old Men tradotto al cinema dai fratelli Coen; aveva appena pubblicato i suoi due ultimi libri. Scomparsa anche la splendida Grace Bumbry, una delle prime afro-americane a sfondare nel mondo della lirica.