“Ma certo che la guerra civile è stata per la schiavitù”. Dopo le sue controverse affermazioni, dopo l’ondata di critiche che l’ha travolta, la candidata repubblicana alla Casa Bianca Nikki Haley in un’intervista radiofonica ha fatto parzialmente marcia indietro – continuando però a sostenere di essere stata vittima di una “imboscata” al dibattito elettorale in cui si era rifiutata di citare la schiavitù come fattore scatenante della guerra di secessione americana (1861-1865).
L’intera vicenda sarebbe paradossale: ma a 170 anni di distanza, quella terribile guerra che sancì la spaccatura sanguinosa fra il Sud dei latifondisti (perdenti) e il Nord industriale che vinse il conflitto, è ancora oggi al centro dell’identità degli Stati meridionali e della coscienza politica di molti repubblicani; sono gli Stati dove, anche se la schiavitù non c’era più, fino agli anni Sessanta c’è stato il segregazionismo e la violenza continua sulla comunità nera.
Nikki Haley si era trovata a parlarne mercoledì scorso a Berlin in uno stato del Nord, il New Hampshire, in una contea dove Donald Trump è in ampia maggioranza nei sondaggi repubblicani. La domanda era arrivata da un uomo presente coi figli e una camicia a scacchi, che le ha chiesto semplicemente “quale fu la causa della guerra civile negli Stati Uniti?” La candidata repubblicana alla Casa Bianca (nonché ex ambasciatrice Usa all’Onu) ha detto “Di fondo penso che fu su come il governo funzionava, le libertà, quello che la gente poteva e non poteva fare. Secondo lei?”. L’uomo ha replicato che non era lui a correre per la Casa Bianca. Haley allora ci ha riprovato, sulla stessa linea: “Credo che dipenda sempre dal ruolo del governo e dai diritti delle persone. E io sosterrò sempre che il governo debba garantire i diritti e le libertà delle persone ma non deve essere tutto per tutti. Non c’è bisogno che ti dica come devi vivere”.
A questo punto l’uomo con la camicia a scacchi le ha detto “Nell’anno 2023, trovo sconcertante che lei risponda senza citare la parola “schiavitù”. Ma mi ha già risposto, grazie”.
Uno scambio che ha provocato grande scandalo. Il presidente democratico Joe Biden ha subito reagito su X scrivendo laconicamente “Fu a causa della schiavitù“.
Nel 2010, quando Nikki Haley era in corsa per la poltrona di governatrice della Carolina del Sud (che poi vinse), in un incontro privato con due leader sudisti, rivelato dal Washington Post, definì la Guerra Civile come una lotta fra “tradizione” e “cambiamento”. Ora, seppure la guerra civile ebbe molte cause, non c’è dubbio che il fattore scatenante fu proprio la schiavitù: per la precisione l’intenzione del presidente Abraham Lincoln di impedire che la schiavitù venisse esportata nei nuovi Stati dell’Ovest. Sette stati del Sud (la cui ricchezza dipendeva appunto dal lavoro degli schiavi che coltivavano i latifondi), a cui poi si aggiunsero altri quattro, decisero per la Secessione, temendo – a giusto titolo – la futura abolizione della schiavitù e la loro rovina economica.
James Grossman, direttore esecutivo dell’American Historical Association, ha osservato che la risposta di Haley riflette la convinzione degli Stati del sud che i loro diritti furono calpestati dal Nord. Peccato che quei “diritti” implicassero la riduzione in schiavitù di altri esseri umani.
Nikki Haley sta rincorrendo Trump e questo per lei è un tema spinoso (meno, apparentemente per un altro candidato repubblicano, il governatore della Florida Ron DeSantis che ha detto che è “inesplicabile” la sua mancata menzione della schiavitù).
Nell’intervista radiofonica, Haley ha cercato di salvare capra e cavoli. “Certo che la guerra civile fu per la schiavitù” ha detto. “Ma qual è la lezione di tutto questo? Che dobbiamo essere sicuri che ogni persona abbia libertà di parola, libertà di religione, libertà di fare ed essere qualunque cosa senza l’interferenza di nessuno e di nessun governo. Sì, lo so che fu per la schiavitù. Sono del Sud, certo che lo so”. Una toppa peggiore del buco?