È arrivato alla sua terza missione “Face to Face” il progetto umanitario – creato in collaborazione con American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery, Razom for Ukraine e l’Ong medica INhenius – che grazie a medici americani fornisce chirurgia ricostruttiva maxillofacciale ai soldati ucraini.
L’unità sanitaria composta da dieci medici si è recata lo scorso novembre, per cinque giorni, nell’ospedale di Leopoli in Ucraina e assieme a professionisti locali ha eseguito gratuitamente interventi di chirurgia plastica sui militari che avevano subito lesioni al viso e al collo durante l’attuale conflitto, iniziato il 24 febbraio 2022.
“Lo scopo principale del viaggio era addestrare i medici ucraini a queste procedure davvero intricate”, ha confermato il dottor Manoj Abraham, che faceva parte dell’equipe.
Il programma Face to Face, nato per fornire assistenza chirurgia ricostruttiva pro bono ai bambini nati con deformità facciali o adulti sopravvissuti a violenza domestica negli Stati Uniti, è esteso anche alle vittime di guerra in paesi esteri.
Il dottor Augustine Moscatello, professore di otorinolaringoiatria clinica al New York Medical College, – che ha partecipato a diverse missioni umanitarie negli ultimi tre decenni, facendosi carico anche delle spese di viaggio – dice che non riesce a dimenticare quelle ferite e l’assurdità che le ha provocate.
“Un conto è quando arriva un uragano e crea il caos, ma questo è calcolato e razionale e può essere evitato. Non ha assolutamente alcun senso, dovremmo essere in un’epoca più illuminata. Queste ferite sono molto simili a quelle che vedevamo nella guerra di trincea nella Prima Guerra Mondiale”.

“Ciò che facciamo nei nostri paesi è prenderci cura dei malati di cancro per ricostruire il difetto, ma invece del cancro in questo caso si ha a che fare con pallottole che attraversano il viso, queste sono ferite orrende. Hanno gli occhi distrutti, il naso spazzato via e le mascelle fracassate. Parte della nostra motivazione è far capire loro che hanno un sostegno dall’estero”.
I chirurghi americani nell’ultima missione hanno operato 32 pazienti e in otto degli interventi eseguiti il tessuto utilizzato per riparare i traumi facciali è stato prelevato da un’altra parte del corpo.
Fra coloro che facevano parte dell’ultima missione del programma in Ucraina anche il dottor John Frodel, che lavora per il Guthrie Medical Group di Ithaca.
“Le missioni sono estenuanti – racconta – con interventi chirurgici uno dopo l’altro in mezzo alle frequenti sirene dei raid aerei”. Ma il morale è alto. “Gli ucraini hanno un meraviglioso senso dell’umorismo, a volte paradossale e perfino shoccante, ma è un po’ come M*A*S*H, la serie televisiva. Ci divertiamo molto. Altrimenti diventa troppo deprimente”.
I chirurghi non sempre hanno il tempo di conoscere i pazienti o scoprire come si sono procurati le ferite, ma Frodel dice di rimanere ogni volta impressionato nel sentire che molti vogliono tornare subito in prima linea “con un braccio e un occhio”.