Elon Musk, patron di X/Twitter, non è riuscito a far bloccare la legge dello Stato della California che impone alle aziende leader nel settore dei social media di divulgare i propri termini di servizio e di presentare rapporti, ogni sei mesi, riguardanti la trasparenza e la moderazione dei loro contenuti.

Un DdL che proprio non era piaciuto al miliardario di Pretoria, che durante lo scorso settembre decise di portare in tribunale il procuratore generale della California Rob Bonta dopo l’approvazione dell’emendamento in questione, noto come AB 587. Al tempo, infatti, i vertici di X sostennero che la legge non faceva altro che violare il primo emendamento della Costituzione, avendo come vero obiettivo quello di esercitare pressione sui social, affinché questi ultimi eliminassero i contenuti non graditi dal governo locale.
“La California sta costringendo le società di social media a prendere posizioni pubbliche su questioni controverse e politicizzate”, avevano spiegato Musk e soci, “questa legge viola la Costituzione”. Alle parole del patron di X, replicò successivamente il governatore dello Stato, Gavin Newsom, dichiarando: “I californiani meritano di sapere come queste piattaforme stanno influenzando il nostro discorso pubblico, e questa azione porta la trasparenza e la responsabilità tanto necessarie alle politiche che modellano i contenuti dei social media, che utilizziamo ogni giorno. La California non resterà a guardare mentre queste piattaforme vengono utilizzate come armi per diffondere odio e disinformazione”.

Tre mesi dopo il botta e risposta a distanza tra il miliardario sudafricano ed il leader del governo californiano, il giudice William Shubb ha messo fine alla vicenda, respingendo la mozione di X, dato che la legge AB 587 non viola il Primo Emendamento, in quanto le divulgazioni da essa richieste richiedono soltanto l’identificazione delle politiche di moderazione dei contenuti. “L’AB 587 contempla solo la responsabilità per la mancata divulgazione delle informazioni sui termini di servizio e sulle statistiche di un’azienda, riguardanti attività di moderazione dei contenuti, o per l’omissione o la falsa rappresentazione delle informazioni richieste”, ha spiegato il giudice Shubb, “i requisiti circa i termini di servizio possono essere importanti per gli stessi utenti”.
Dal 2022, l’anno in cui Musk è subentrato al comando del social network, X ha registrato un notevole calo delle entrate pubblicitarie e un aumento dei contenuti ritenuti controversi. Per questo motivo, alcuni dei principali inserzionisti, tra cui Apple, Disney e CBS, hanno sospeso o interrotto i loro affari con la piattaforma. Nel corso di questi mesi, inoltre, le dispute legali della compagnia si sono estese ben oltre i confini degli USA: in particolare, l’Unione Europea sta indagando sulle potenziali violazioni del Digital Services Act da parte della società capitanata dal miliardario sudafricano.

Nel frattempo, tra una causa in tribunale e l’altra, la polarità del cinquantaduenne di Pretoria continua a crescere a dismisura in giro per il mondo e, in particolar modo, in Italia, un Paese su cui Musk sembrerebbe seriamente intenzionato ad investire. Se ciò avverrà, sarà possibile anche grazie all’ormai consolidato legame di amicizia tra il proprietario di X e Tesla e la premier Giorgia Meloni, che lo ha recentemente invitato sul palco di Atreju 2023.
Sulla sorprendente intesa venutasi a creare tra la presidente del Consiglio e l’uomo più ricco al mondo si è espresso anche il Wall Street Journal, che ha definito la collaborazione tra i due come “una delle alleanze transatlantiche più improbabili del 2023”. Stando alla nota testata newyorkese, inoltre, “Dietro la loro amicizia, si celano interessi comuni su questioni politiche come l’immigrazione e la demografia, nonché sulla regolamentazione del settore tecnologico e sui rischi associati all’intelligenza artificiale”.