“Ho avuto una lunga conversazione con Netanyahu oggi, è stato un colloquio privato. Non ho chiesto il cessate il fuoco”. Queste le parole del presidente Joe Biden dopo la telefonata avuta con il leader israeliano.
Durante il colloquio, i due hanno parlato anche dell’importanza di assicurare il rilascio degli ostaggi. A riferirlo è stata direttamente la Casa Bianca, che ha confermato come USA e Israele siano rimasti d’accordo sul restare in contatto direttamente e tramite il loro staff per la sicurezza della nazione.
Netanyahu ha poi ringraziato Biden per la posizione del suo paese nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, che ha adottato una risoluzione per rafforzare l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza che non richieda un cessate il fuoco nella guerra contro Hamas. Netanyahu ha “espresso il suo apprezzamento e ha anche chiarito che Israele continuerà la guerra finché tutti i suoi obiettivi non saranno raggiunti”, cioè la distruzione di Hamas e il salvataggio di tutti gli ostaggi ancora tenuti prigionieri nella Striscia dal gruppo islamico.
Secondo una dichiarazione della Casa Bianca, Biden “ha sottolineato la necessità di proteggere” la popolazione civile di Gaza e gli operatori umanitari e di facilitare la loro partenza dalle aree di combattimento.

Il Consiglio di Sicurezza ha approvato una risoluzione per potenziare la fornitura di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza, dopo una settimana di intensi negoziati. L’iniziativa, presentata dagli Emirati Arabi Uniti, ha dovuto essere riscritta più volte a causa delle obiezioni degli Stati Uniti, che hanno potere di veto sull’organizzazione e che alla fine si sono astenuti, così come la Russia. Il testo chiede al segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, di nominare un coordinatore speciale per monitorare e verificare l’invio di aiuti umanitari all’enclave palestinese. Hamas, che di fatto controlla la Striscia di Gaza, ha ritenuto la risoluzione “insufficiente” per non chiedere un cessate il fuoco definitivo.
Dopo lo scoppio della guerra tra Israele e il gruppo islamista Hamas il 7 ottobre, la Striscia – dove si contano già più di 20.200 morti – vive una crisi umanitaria senza precedenti a causa della carenza di acqua potabile, cibo, medicine, elettricità e carburante, oltre al collasso degli ospedali e allo scoppio di epidemie in pieno inverno.
Anche se Israele consente l’ingresso di camion con aiuti umanitari, ciò avviene alla spicciolata e in quantità insufficienti per gli 1,9 milioni di sfollati – quasi l’intera popolazione della Striscia – poiché le autorità israeliane tardano a controllare attentamente ogni camion prima che entri nella Striscia.