Non solo Donald Trump fece pressioni sul segretario di Stato della Georgia per trovargli i voti per battere Biden, telefonò pure ai funzionari elettorali del Michigan esortandoli a non certificare la vittoria del candidato democratico. Ma la telefonata fu fatta con un giorno di ritardo e la vittoria di Biden era già stata certificata.
Lo scrive il Detroit News che ha ottenuto la registrazione di una chiamata fatta dall’ex presidente ai due funzionari statali. Che Trump avesse chiamato al telefono i funzionari statali repubblicani era un fatto già noto e venne riportato da molti media, ma ora è saltata fuori la registrazione della telefonata. Nella conversazione si sente la voce dell’allora presidente Donald Trump che fa pressioni su due membri repubblicani del Wayne County Board of Canvassers affinché non firmino la certificazione delle elezioni presidenziali del 2020. Chiamata fatta il 17 novembre 2020, in cui è coinvolta anche la presidente del Comitato Nazionale Repubblicano Ronna McDaniel.
Trump dice a Monica Palmer e William Hartmann, i due funzionari repubblicani della contea di Wayne, che sarebbero stati “terribili” se avessero firmato i documenti che certificavano la vittoria di Biden. “Dobbiamo lottare per il nostro Paese”, dice Trump nelle registrazioni effettuate da una persona che era presente alla chiamata con Palmer e Hartmann. “Non possiamo lasciare che queste persone ci portino via il nostro Paese”,
Ronna McDaniel ha detto ai funzionari, riguardo alla certificazione: “Non firmatela. … Vi troveremo degli avvocati.” Quindi, Trump aggiunge: “Ci
occuperemo noi di questo”.
I due funzionari repubblicani avevano però già votato a favore della validità dei risultati elettorali. Dopo la telefonata hanno tentato di revocare il loro voto. Ma era troppo tardi perché la certificazione era stata mandata all’ufficio del governatore.
McDaniel ha dichiarato: “Ciò che ho detto pubblicamente e ripetuto all’epoca, come indicato nella mia lettera del 21 novembre 2020, è che c’erano ampie prove che giustificavano un audit”. Ma le cosiddette prove non sono mai state presentate. Secondo il Detroit News, Trump disse anche ai due funzionari che i repubblicani erano stati “truffati in queste elezioni” e che “tutti sanno che Detroit è una città disonesta”.
In risposta al resoconto del Detroit News sulla registrazione, il portavoce della campagna di Trump, Steven Cheung ha affermato in una dichiarazione che “tutte le azioni del presidente Trump sono state intraprese in adempimento del suo dovere di presidente degli Stati Uniti di prendersi cura fedelmente delle leggi e garantire integrità elettorale, comprese le indagini sulle elezioni presidenziali del 2020 truccate e rubate”.
Nel pomeriggio Trump ha cantato vittoria per la decisione della Corte Suprema, che ha respinto la richiesta del Procuratore Speciale Jack Smith di decidere se fosse stato coperto dal privilegio presidenziale il giorno in cui incitò la folla ad assaltare il Congresso. La sentenza è sicuramente una vittoria per i suoi avvocati, che hanno ripetutamente cercato di ritardare i processi.
La questione sarà ora decisa dalla Corte d’Appello federale, che ha segnalato che agirà rapidamente per decidere il caso.
L’ex presidente poi ha ironizzato sulla decisione della Corte Suprema statale del Colorado, che ha deciso che lui non si può candidare. “L’ultima volta che i democratici hanno impedito a qualcuno di candidarsi era il 1860 – ha scritto Trump sul suo social Truth – quando gli Stati schiavisti non vollero il nome di Lincoln alle elezioni”. Trump continua a incolpare i democratici della sentenza dei magistrati del Colorado e, per tutta risposta, pubblica un sondaggio che lo dà in grande vantaggio rispetto ai suoi rivali repubblicani.