Ancora una notte di proteste in Argentina contro il mega decreto sulla deregulation e le privatizzazioni del neo-presidente Javier Milei. A scendere in piazza questa volta sono migliaia di persone non solo a Buenos Aires, ma anche a Cordoba, Rosario, Santa Fe e Mar del Plata.
Scontri tra polizia e manifestanti si sono registrati proprio a Cordoba, dove le forze dell’ordine hanno fatto ricorso a spray e gas lacrimogeni per disperdere un raduno spontaneo nella piazza Patio Olmos. Nonostante le proteste di strada e la valutazione di incostituzionalità da parte dei principali costituzionalisti, il governo si dichiara deciso a portare avanti l’iter parlamentare del decreto.
In questo contesto i sindacati hanno annunciato per mercoledì una manifestazione contro il governo e la presentazione alla giustizia di una denuncia di incostituzionalità.
“La patria non si vende”, è stato uno degli slogan più ascoltati nell’imponente raduno formatosi in piena notte di fronte al palazzo del Parlamento. Al di là delle valutazioni politiche, a contestare il decreto dal punto di vista giuridico sono anche alcuni dei principali costituzionalisti.
“Derogare 300 leggi e modificarne altre 300 per decreto è una violazione della divisione dei poteri, è l’estinzione del Parlamento come cuore della democrazia”, ha affermato il professore di diritto costituzionale dell’Università di Buenos Aires, Andrés Gil Dominguez. Per Milei tuttavia, coloro che si oppongono all’applicazione del suo manifesto ultraliberista “soffrono della sindrome di Stoccolma”.
“Può essere che ci sia gente innamorata di un modello che l’ha impoverita – ha sostenuto il neo presidente – La Repubblica è in pericolo con il populismo, non con la libertà”.