Secondo uno studio condotto dall’Università di Princeton e dal Center of Economic Studies dell’United States Census Bureau e pubblicato sulla rivista Social Science & Medicine, chi è gravato dal costo di un affitto rischia di morire prima della media.
Il “sogno americano” è diventato molto più caro negli ultimi anni, i costi per gli alloggi spesso richiedono il sacrificio di buona parte dello stipendio, e gli affittuari pressati dai debiti vedono la loro vita accorciarsi.
Lo studio avrebbe infatti rilevato che un individuo che pagava il 50% del proprio reddito per l’affitto nel 2000, aveva il 9% in più di probabilità di morire prima rispetto a chi destinava solo il 30% dei suoi guadagni alle spese abitative.
“Siamo rimasti sorpresi dall’entità della relazione tra costi e rischio di mortalità, – ha dichiarato Nick Graetz ricercatore dell’Università di Princeton – è un problema particolarmente grande se consideriamo quante persone sono colpite dall’aumento degli affitti”.
I costi delle abitazioni, aumentati di almeno il 30% a causa dell’inflazione e del caro vita, sono diventati insostenibili a livello nazionale. Già nel 2019 quattro famiglie su cinque con redditi inferiori a $30.000 si trovavano in difficoltà a pagare il canone.
I ricercatori dell’Università di Princeton – che si sono avvalsi dell’US Census Bureau per analizzare i milioni di documenti che tracciano i percorsi dei locatari nell’ultimo ventennio – sono riusciti a dimostrare come la pressione dovuta alla ricerca dei soldi per l’affitto e gli sfratti possa influenzare la mortalità.

“Sappiamo che l’alloggio è il costo principale sostenuto dalle famiglie americane e, con l’aumento degli affitti, si trovano a tagliano altre spese, comprese quelle essenziali che influiscono sulla loro salute – ha aggiunto Graetz – . Ad esempio, le famiglie povere con bambini che sono moderatamente gravate dall’affitto, e gli dedicano dal 30% al 50% del loro reddito, spendono il 57% in meno per l’assistenza sanitaria e il 17% in meno per il cibo rispetto a famiglie simili senza oneri”.
Dalla ricerca emerge inoltre che gli sfratti sulle persone che li subiscono, hanno un impatto ancora maggiore, con un aumento del rischio di morte fino al 40%. Fra le cause principali della mortalità emergono lo stress protratto – a cui si associano problemi digestivi, cutanei e muscolari, oltre ai disturbi psicologici e legati al sonno – le malattie cardiache e l’ipertensione.
I risultati dello studio suggeriscono quindi che le politiche pubbliche per affrontare il problema abitativo – come i voucher per l’affitto, i mutui a basso costo e l’espansione degli incentivi per lo sviluppo di alloggi a basso reddito – potrebbero contribuire a migliorare la salute pubblica.
“Quando gli affittuari non sono costretti a scegliere tra l’affitto e il loro benessere, – conclude l’indagine – vivono una vita più lunga e più sana”.