La decisione della magistratura del Colorado di impedire a Donald Trump di prendere parte alle primarie repubblicane per il suo coinvolgimento nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021 ha sconquassato la ben oleata macchina elettorale americana.
È la prima volta che negli Stati Uniti si esclude un candidato alla presidenza facendo leva sulla sezione 3 del 14esimo emendamento, secondo cui chiunque sia coinvolto in insurrezioni o rivolte contro la Costituzione, dopo avervi giurato fedeltà, non può candidarsi ad una carica pubblica federale. L’emendamento fu progettato per impedire ai politici degli Stati confederati di tornare al governo dopo la guerra civile, ma è stata utilizzata pochissime volte e solo nel decennio successivo alla Guerra di Secessione.
La decisione dei magistrati del Colorado potrebbe a questo punto essere seguita da altri tribunali in diversi Stati, visto che decine di cause per impedire a Trump di prendere parte alle primarie sono state intentate sulle stesse basi legali.
Gli avvocati di Trump hanno detto che si rivolgeranno alla Corte Suprema federale e, per ora, non si sa se i Justices decideranno di esaminare il caso.
I tempi sono stretti perché il segretario di Stato del Colorado ha fatto sapere che il termine ultimo per la stampa delle schede elettorali per le primarie è il 5 gennaio. Nella loro decisione i giudici del Colorado hanno stabilito che Trump ha effettivamente incitato l’insurrezione violenta quel giorno – e ha anche continuato a sostenerla mentre era in corso l’assalto al Campidoglio.
La sentenza arriva dopo che un giudice statale del Colorado, il mese scorso, aveva stabilito che Trump aveva effettivamente incitato l’insurrezione, ma che ciò non significava che potesse essere rimosso dal ballottaggio. Questa decisione è stata appellata alla Corte Suprema dello stato, che ieri sera ha emesso la sentenza. “Non siamo arrivati a queste conclusioni alla leggera. Siamo consapevoli della portata e del peso della questione che abbiamo di fronte”, hanno scritto i giudici nella sentenza.
La Corte Suprema federale dovrà decidere questa settimana se accoglierà la richiesta del procuratore speciale Jack Smith di valutare se Trump fosse coperto dall’immunità presidenziale quando ha tentato di organizzare l’assalto al Congresso per bloccare la certificazione elettorale della vittoria di Biden. Sei dei nove giudici della Corte Suprema federale sono conservatori e tre di loro sono stati nominati dallo stesso Trump. Nelle decisioni prese finora questa Alta Corte ha mostrato di essere favorevole ai “diritti degli Stati”, come evidenziato con la decisone per l’aborto. Da vedere ora se continueranno su questa linea.
I giudici potrebbero anche rifiutarsi di prendere in esame la questione, confermando così la decisione del Colorado. Se la scelta del Colorado fosse approvata, la sentenza della Corte Suprema di Denver varrebbe come precedente in tutto il Paese, ma potrebbe essere superata dal Congresso con una maggioranza dei due terzi in entrambe le camere.

Ty Cobb, l’ex avvocato della Casa Bianca quando Trump era presidente, apparso su Out Front della CNN, pensa che l’Alta Corte annullerà la sentenza della corte del Colorado rapidamente e senza controversie.
Neal Katyal, il noto ex Solicitor General federale ad interim e ora professore di diritto presso il Law Center della Georgetown University, ha affermato che i giudici conservatori della Corte Suprema non hanno altra scelta se non quella di applicare il loro “testualismo” di lettura della Costituzione. Il testualismo richiede che il testo della Costituzione non venga interpretato ma applicato con una lettura semplice delle parole del documento. Se lo faranno, ha detto Katyal, “Trump sarà squalificato dal ballottaggio”.
Gli effetti politici della vicenda potrebbero essere più rilevanti di quelli giudiziari. La sentenza del Colorado potrebbe favorire Trump nei sondaggi, come già accaduto con le numerose incriminazioni, fornendo ai sostenitori un ulteriore motivo di coesione e mobilitazione. È facile immaginare che i trumpiani protesterebbero, forse anche violentemente, se il loro candidato dovesse essere escluso dalla corsa. Molti, anche fra i democratici, temono le conseguenze di una sentenza che affiderebbe a qualcuno diverso dagli elettori la possibilità di decidere se Trump meriti o meno di tornare alla Casa Bianca.
I repubblicani hanno già ampiamente condannato la decisione del tribunale del Colorado – e anche i rivali di Trump alle primarie si sono espressi contro la decisione. Alcuni stanno già accennando ad azioni di ritorsione contro Biden.
In Texas, il vicegovernatore repubblicano Dan Patrick ha ora minacciato di rimuovere i candidati democratici dal ballottaggio nello stato. Il senatore Thom Tillis ha promesso di introdurre una legislazione che impedirà agli stati di rimuovere i candidati presidenziali dal ballottaggio.