Il silenzio è d’oro e Rudy Giuliani lo sa molto bene avendo fatto il procuratore federale e l’avvocato. Però non sta zitto. Insiste e rilancia le accuse per le quali è stato condannato a pagare 148 milioni di dollari per aver diffamato Ruby Freeman e sua figlia, Shaye Moss, le due scrutatrici elettorali della Georgia falsamente accusate dall’ex sindaco di New York di aver manipolato le schede elettorali al loro seggio. Le due donne, ora, lo hanno nuovamente citato in giudizio chiedendo al magistrato un’ingiunzione permanente nei confronti dell’ex sindaco di New York per proibirgli di continuare a diffamarle.
Una richiesta “tecnica” perché se il magistrato dovesse accettare la loro istanza Giuliani potrebbe finirebbe in prigione se dovesse continuare la sua campagna di menzogne. Per ora l’ex sindaco, come Trump, si difende affermando che la sua è libertà di espressione sancita dal primo emendamento.
Venerdì scorso, all’uscita del tribunale dopo la maxi-condanna, Giuliani ha ripetuto ai giornalisti le false accuse che gli hanno procurato la condanna per diffamazione. Poi ieri sera, ospite del podcast di Greg Kelly trasmesso da Newsmax, le ha nuovamente ribadite. Accuse non vere, create con videoregistrazioni contraffatte, smontate dalla stessa commissione elettorale della Georgia che ha mostrato i video originali in cui venivano smentite le diffamatorie affermazioni dell’ex sindaco. Nonostante ciò, Rudy Giuliani continua la sua campagna di bugie e la amplia, affermando che pure il magistrato è parte della congiura anti-Trump. Grossolana affermazione perché il verdetto è stato emesso dai 12 giurati popolari che all’unanimità lo ha condannato.
Un risarcimento record che non solo schiaccia le sue bugie elettorali, ma che demolisce l’intero castello delle falsità elettorali propagandate dall’ex presidente. Molti giornali deridono il triste tramonto di Giuliani, la sua dipendenza dall’alcol, i suoi guai con la giustizia, con le ex mogli, con la sua giovane ex dipendente dello studio legale che lo ha accusato di molestie sessuali. L’ex sindaco d’America, come venne definito da Oprah Winfrey dopo gli attentati dell’11 settembre, si è trasformato in uno dei mastini più fedeli di Donald Trump. “L’uomo che ho conosciuto 20 anni fa, l’eroe dell’ 11 settembre, non somiglia a quest’uomo”, ha detto Judith, la sua ex terza moglie che era al suo fianco all’indomani dell’11 settembre. “In realtà mi dispiace per lui. È triste. Non è più la persona che era per nessuno di noi”.
Nei suoi tentativi per cercare di ribaltare la sconfitta elettorale di Trump è caduto nel ridicolo dopo aver tenuto una conferenza stampa sulle controversie elettorali in Pennsylvania fuori dal Four Seasons Total Landscaping a Filadelfia, un luogo fuori mano, vicino a un crematorio e un negozio di oggetti e film porno, non all’hotel Four Seasons al centro della città. In un’altra conferenza stampa la tinta per i capelli gli colava sul viso mentre con foga cercava di raccontare le fantasiose tesi dei brogli elettorali.
Errori, confusione, bugie indifendibili raccontate sulla scia di un altro imbarazzante momento immortalato dal sequel di Borat che mostra Giuliani flirtare con una giovane attrice che si era finta giornalista televisiva con lui sdraiato su un letto, con la mano nella patta dei pantaloni. Dopo il fallimento dei suoi tentativi nei tribunali d’America per cercare di invalidare il risultato elettorale, il 6 gennaio 2021, poco prima che prendesse la parola Trump, incitò i sostenitori dell’ex presidente che poi presero d’assalto il Campidoglio.
La New York State Bar Association, l’ordine degli avvocati di New York, ha affermato che le sue parole avevano lo scopo di incoraggiare i sostenitori di Trump “a prendere in mano la situazione”. Un comitato dell’ordine ha raccomandato all’unanimità che fosse radiato dall’albo, affermando che la sua cattiva condotta “trascende i suoi successi passati”. Abbandonato dai suoi clienti, incapace di far fronte ai suoi impegni economici si è sempre più avvinghiato all’ex presidente che proprio in questi giorni ha alzato i toni della sua retorica populista. E forse il suo potrebbe essere un altro azzardo politico in linea con il crescendo dei rancorosi insulti dell’ex presidente che cerca di saldare il suo rapporto con le frange più estremiste del partito repubblicano.
Oramai è evidente che per Trump e i suoi più stretti collaboratori incriminati in Georgia per i tentativi di sovvertire il risultato elettorale, incriminati in Florida per i dossier top secret portati via dalla Casa Bianca, incriminati a Washington per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021, la rielezione è diventata la condizione necessaria per evitare la prigione. E lo scontro si incattivisce. Gli appelli all’elettorato diventano più estremisti, le bugie elettorali, più roboanti anche se sono state dimostrate che sono falsità della sua propaganda. Ma vengono raccontate per mantenere saldo il contatto con la sua base elettorale e portarla ai seggi elettorali. Un gioco pericoloso per infiammare gli animi dei suoi sostenitori, ma che mette a rischio la democrazia negli Stati Uniti.