Sarà pur vero che la prima vittima della guerra è la verità – ma, senza la guerra, c’è qualcuno che se la passerebbe altrettanto male.
Si tratta dell’industria delle armi, che negli USA ha conosciuto un vero e proprio boom nell’ultimo biennio – complice lo scoppio della guerra in Ucraina e, più recentemente, la campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza.
I colossi americani del settore della difesa – Lockheed Martin, RTX, Boeing, solo per citarne alcuni – hanno registrato complessivamente profitti consistenti dal 2022 in poi, e prevedono una domanda in forte crescita nel 2024. Motivo? Dopo aver rifornito l’Ucraina e Israele di aiuti militari, gli Stati Uniti e i loro alleati dovranno giocoforza rimpinguare i propri arsenali per contrastare Russia e Cina.
Come spiega Reuters, è previsto un aumento di vendite da 400 milioni di dollari solo per un missile specifico, il Patriot, di cui l’esercito americano ha chiesto un incremento di produzione di ben 100 esemplari (da 550 a 650), e che costa 4 milioni al pezzo.
A Wall Street è previsto un ulteriore incremento del valore delle azioni dei maggiori contractor della difesa, che negli ultimi due anni hanno registrato performance superiori al resto del listino. I titoli di Lockheed Martin, General Dynamics, e Northrop Grumman dovrebbero infatti salire tra il 5% e il 7% nei prossimi 12 mesi, in un quadro economico generale a rischio di recessione.
RTX ha aumentato la produzione di lanciatori e sistemi di controllo a 12 unità all’anno (il costo per un singolo pezzo è di 400 milioni di dollari). Al contempo, la Boeing ha dichiarato che nei prossimi anni aumenterà di oltre il 30% la capacità produttiva del suo stabilimento di Huntsville, in Alabama, specializzato in sensori per guidare i missili Patriot.
Aumenti di produzione sono previsti anche per Northrop Grumman e L3Harris Technologies, che producono motori a razzo (come quelli impiegati nei GMLRS concessi alle truppe ucraine).
Le scorte di armi statunitensi non erano “piene” prima dell’invasione russa dell’Ucraina, ha dichiarato alla Reuters Eric Fanning, AD dell’Associazione delle Industrie Aerospaziali degli Stati Uniti, e “gli avversari vedono che le nostre scorte si stanno esaurendo”.
Che l’America senta il bisogno di armarsi lo dimostra anche il maxi-disegno di legge da 886 miliardi di dollari – noto come National Defense Authorization Act (NDAA) – approvato dal Congresso la scorsa settimana, e che verrà firmata da Biden prima della fine dell’anno.