Crescono le polemiche in Israele dopo la morte di tre ostaggi, rapiti da Hamas il 7 ottobre, uccisi per errore dall’esercito israeliano venerdì. Dalle prime risultanze dell’inchiesta aperta dalle forze armate, i tre giovani stavano sventolando una bandiera bianca: l’IDF (Israeli Defence Force) ha dichiarato che chi ha sparato ha violato le regole d’ingaggio.
I tre, tutti rapiti da un kibbutz, sono stati identificati come Alon Shamriz, Yotam Haim, e Samer Talalka, tutti di meno di trent’anni. I soldati israeliani che hanno sparato le avevano “identificati per errore come una minaccia” durante una battaglia a Shejaiye, roccaforte di Hamas nella parte nord della Striscia di Gaza.
La vicenda sottolinea i rischi che corrono gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas a Gaza – sarebbero circa 120 persone- non solo per colpa dei sequestratori ma perché si trovano in zona di guerra. Venerdì, l’esercito israeliano aveva annunciato di aver ritrovato morti altri tre ostaggi, fra cui due giovani soldati, senza spiegare a cosa sia dovuto il decesso.
Centinaia di persone sono scese in strada a Tel Aviv dopo la notizia, chiedendo un nuovo scambio fra ostaggi e prigionieri palestinesi.
Venerdì, Israele ha accettato di aprire un altro punto di frontiera con la Striscia di Gaza per l’ingresso di aiuti umanitari, dopo settimane di richieste da Stati Uniti e Onu. Nelle prime settimane di guerra, Israele aveva completamente sigillato la Striscia, poi aveva consentito all’apertura del valico di Rafah con l’Egitto per l’ingresso di camion umanitari. Adesso ha accettato di aprire il valico di Kerem Shalom, il principale punto di commercio fra Israele e Gaza prima della guerra, sulla punta meridionale della Striscia.
La decisione è diretta conseguenza delle pressioni di Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, venerdì in Israele e nei territori nel disperato tentativo diplomatico di trovare un altro accordo come quello che ha consentito in novembre la liberazione di oltre 100 ostaggi israeliani – sui 240 sequestrati – in cambio di prigionieri palestinesi.
Sullivan ha minimizzato le divergenze con i leader israeliani, indicando però che per gli Stati Uniti una ri-occupazione di Gaza da parte di Israele è impensabile. Il consigliere ha parlato di “de escalation” della campagna via aria e via terra su Gaza – che ha ucciso dal 7 ottobre l’inimmaginabile cifra di 20mila persone secondo Hamas – ma ha rifiutato davanti alla stampa di discutere di un calendario per questa de-escalation, sottolineando che Israele ha comunque diritto di dare la caccia ai leader della organizzazione estremista.