Un ex agente dell’FBI è stato condannato giovedì a più di quattro anni di carcere dopo aver confessato di aver collaborato con Oleg Deripaska, un oligarca russo soggetto a sanzioni che l’accusa ha definito come uno “scagnozzo” del presidente Vladimir Putin.
Charles McGonigal, capo dell’unità di controspionaggio dell’FBI nella sede di New York dal 2016 fino al pensionamento nel 2018, ha dichiarato in agosto di aver aiutato Deripaska a raccogliere materiale compromettente sull’oligarca rivale Vladimir Potanin tra la primavera e l’autunno del 2021.
La giudice distrettuale Jennifer Rearden del tribunale federale di Manhattan ha comminato una sentenza di 4 anni e 2 mesi di carcere – dopo che i procuratori federali ne avevano chiesti cinque (pena massima che può essere inflitta per l’accusa di cospirazione per la quale si era dichiarato colpevole).
“McGonigal ha abusato delle capacità e dell’influenza che il suo Paese gli aveva affidato, lavorando segretamente per le stesse minacce da cui lo aveva precedentemente protetto”, ha scritto la procura in un documento del 7 dicembre. “Nessuno meglio di McGonigal conosceva la gravità dei suoi crimini”, si legge.
Gli avvocati di McGonigal hanno sostenuto che, poiché il loro assistito aveva già perso il lavoro e aveva confessato, non avrebbe dovuto scontare alcun periodo in carcere. Inoltre, a loro dire, poiché il suo lavoro per Deripaska ha fatto emergere alcuni crimini di Potanin, l’attività sarebbe potuta essere definita “coerente” con la politica estera americana.
Deripaska, fondatore del gigante russo dell’alluminio Rusal, è uno dei ventisei oligarchi russi presi di mira da Washington nel 2018 per le accuse di interferenza della Russia nelle elezioni americane del 2016. Ex marito della nipote di Boris Yeltsin, è uno degli uomini più ricchi della Russia con un patrimonio netto di 2,3 miliardi di dollari, nonostante sia entrato in rotta di collisione con il Cremlino a causa di divergenze sull’aggressione dell’Ucraina.