La Camera ha votato l’avvio formale delle indagine per l’impeachment del presidente Biden. Tutti i repubblicani, 221, hanno votato per l’impeachment. Tutti i democratici, 212, hanno votato contro.
Finora le indagini delle tre commissioni parlamentari che indagano sugli affari della famiglia del capo della Casa Bianca non hanno scoperto illegalità in qualche modo legate al presidente.
I repubblicani accusano Joe Biden e la sua famiglia di aver ottenuto profitti dalle decisioni prese quando era vicepresidente durante l’amministrazione di Barack Obama dal 2009 al 2017. Poichè fino ad ora non sono state trovate le prove per le loro accuse i repubblicani hanno anche colpevolizzato il Dipartimento di Giustizia di interferenze inappropriate sulle indagini.
Aprire una indagine su un presidente senza che ci siano elementi concreti che evidenziano che abbia commesso un reato è una manovra politica e non un’azione giudiziaria. Per questo i democratici accusano l’ex presidente Donald Trump di aver dettato ai suoi più zelanti pretoriani di avviare le procedure sull’impeachment per distogliere l’attenzione sulle sue sempre più pressanti vicende giudiziarie. D’altronde l’ex presidente scottato per essere passato alla storia come l’unico capo della Casa Bianca messo sotto accusa due volte, non ha fatto mistero di volere Biden sotto impeachment prima delle prossime elezioni.
Il deputato repubblicano Kelly Armstrong ha presentato la risoluzione che consente alla Camera di votare per autorizzare l’indagine. I repubblicani affermano che le indagini sono necessarie per dare loro piena autorità per portare avanti gli accertamenti.

“Votare a favore di un’inchiesta di impeachment non equivale a impeachment”, ha detto il deputato Tom Emmer, che ricopre la terza carica del partito alla Camera. “Continueremo a seguire i fatti ovunque portino, e se scopriranno prove di tradimento, corruzione o altri gravi crimini e delitti, allora e solo allora verranno presi in considerazione i prossimi passi verso le procedure di impeachment”.
Da quando hanno ottenuto la maggioranza, i repubblicani della Camera hanno indagato su una miriade di aspetti della famiglia e dell’amministrazione di Biden, alla ricerca di prove che potrebbero essere utilizzate per dimostrare che il presidente è corrotto e dovrebbe essere messo sotto accusa.
Le indagini si sono concentrate essenzialmente sul figlio del presidente, Hunter Biden, che è stato incriminato per non aver pagato in tempo le tasse federali e per aver comprato una pistola non scrivendo sul modulo d’acquito di essere tossicodipendente. Ma la parte che sta più a cuore dei repubblicani è il lavoro che il figlio del presidente ha svolto per aziende e partner in Ucraina, Cina e altri paesi. Particolare attenzione viene data per cercare di scoprire se l’amministrazione Biden abbia interferito con le indagini del Dipartimento di Giustizia su Hunter Biden e se il presidente abbia gestito male documenti riservati quando era vicepresidente o senatore.
Usando il loro potere i repubblicani delle tre Commissioni d’inchiesta che indagano hanno ottenuto più di 36.000 pagine di documenti bancari; 2.000 pagine di segnalazioni di attività sospette da parte del Dipartimento del Tesoro; e decine di ore di testimonianze di due soci in affari di Hunter Biden, un alto funzionario della National Archives and Records Administration, sette agenti federali e tre avvocati.
“I repubblicani nonostante le loro affannose ricerche non ha scoperto alcuna prova di illeciti da parte del presidente Biden perchè gli illeciti non sono stati commessi”, ha affermato il deputato Dan Goldman, democratico di New York.
La risoluzione sull’inchiesta sull’impeachment non accusa Biden di alcun illecito. Autorizza le tre commissioni della camera guidate dai repubblicani a continuare le loro indagini e presentare una petizione a un tribunale per i materiali del gran giurì; autorizza mandati di comparizione e approva retroattivamente una serie di ordini già emessi; e consente l’assunzione di consulenti esterni per aiutare con l’indagine.

Lo speaker Mike Johnson, che è uno dei fedelissimi di Trump, ha accusato Biden di corruzione, ha affermato che i legislatori sono particolarmente concentrati sull’indagine su quattro aree: i milioni di dollari che Hunter Biden e James Biden, il fratello del presidente, hanno ricevuto da accordi commerciali all’estero; dichiarazioni false o fuorvianti fatte da Biden riguardo al lavoro di suo figlio; occasioni in cui Biden ha incontrato o parlato con i soci in affari di suo figlio; e circa 240.000 dollari che Biden ha ricevuto dai fratelli e dal figlio come rimborso dei prestiti che lui aveva fatto.
Finora i documenti hanno dimostrato che il presidente ha prestato soldi a suo figlio e suo fratello quando ne avevano bisogno, e loro poi lo hanno ripagato. Alcuni documenti dimostrano che una delle attività di Hunter Biden, la Owasco PC, ha effettuato tre pagamenti da 1.380 dollari al padre nel 2018 quando Joe Biden non era in carica. I repubblicani hanno affermato che i pagamenti erano una prova della corruzione, ma è stato dimostrato che si trattava della rata mensile per l’acquisto di un camioncino della Ford acquistato dal padre perchè la banca non aveva approvato il credito ad Hunter Biden.
In un incontro con i giornalisti, il deputato repubblicano Jim Jordan, presidente della Commissione Giustizia, ha anche esposto il suo piano per portare a deporre altri nove testimoni entro due mesi. Jordan ha detto che le false dichiarazioni fatte dal presidente sugli interessi commerciali di suo figlio – come la sua affermazione secondo cui Hunter Biden non aveva ricevuto denaro dalla Cina – potrebbero costituire un ostacolo.
“L’inchiesta è stata avviata per questo motivo. Esamineremo tutti i fatti e prenderemo una decisione”, ha detto Jordan.
James e Hunter Biden non sono i primi parenti presidenziali in affari non molto chiari. Da Billy Carter a Roger Clinton, da Jared Kushner a Neil Bush, fratelli, figli e generi presidenziali hanno causato problemi politici. La figlia di Trump, Ivanka, e il marito Jared Kushner, che addirittura ricoprivano cariche ufficiali alla Casa Bianca, cercavano regolarmente opportunità commerciali. Jared Kushner con Affinity Partners gestisce ora più di 3 miliardi di dollari dei sauditi. Neil Bush, il figlio dell’ex presidente George Walker Bush fu coinvolto nello scandalo della Silverado Saving che è costando ai contribuenti americani un miliardo e mezzo di dollari.