Dopo numerosi appelli contro la violenza dei coloni ebrei in Cisgiordania, a partire da martedì le autorità USA hanno iniziato a vietare il rilascio di visti agli individui accusati di aver compiuto atti di violenza contro i palestinesi nella regione occupata.
Il nuovo provvedimento restrittivo emanato dal Dipartimento di Stato si rivolge nello specifico a “persone ritenute coinvolte nel minare la pace, la sicurezza o la stabilità in Cisgiordania, anche commettendo atti di violenza o intraprendendo altre azioni che limitano indebitamente l’accesso dei civili ai servizi essenziali e ai beni di prima necessità”, ha dichiarato il segretario di Stato Antony Blinken in un comunicato.
In occasione della sua terza visita in Israele dallo scoppio della guerra, una settimana fa il capo della diplomazia statunitense aveva ribadito ai funzionari israeliani che lo Stato ebraico “deve fare di più per fermare la violenza estremista contro i palestinesi e assicurare i responsabili alla giustizia”, secondo quanto riportato dal portavoce Matthew Miller.
“Ci aspettiamo che questa azione abbia un impatto su decine di persone e potenzialmente sui loro familiari”, ha dichiarato Miller, aggiungendo che qualsiasi cittadino israeliano con un visto statunitense valido sarà informato della possibile revoca del suo visto.
Sinora il Governo israeliano ha reagito alle violenze in Cisgiordania principalmente comminando sanzioni amministrative, mentre le autorità statunitensi chiedono che i responsabili vengano debitamente processati.
La Cisgiordania è sotto occupazione israeliana sin dalla Guerra dei sei giorni del 1967. Nonostante la regione venga identificata dai palestinesi come il centro del loro futuro Stato arabo, quivi Israele ha costruito insediamenti considerati illegali dalla maggior parte della comunità internazionale.