Gli scoiattoli di terra artici (Urocitellus parryii) sono una delle specie più incredibili in termini di ibernazione: gli unici mammiferi in grado di raffreddare il proprio corpo fin sotto lo 0 centigrado durante il letargo invernale, che arriva fino a otto mesi nell’Artico. In questo luogo estremo le temperature invernali scendono vertiginosamente rispetto agli altri posti della terra.
I ricercatori dell’Università dell’Alaska, a Fairbanks, stanno studiando il meccanismo biologico con cui questi animali riescono a sopravvivere a temperature così estreme, sfiorando la morte ma senza subire alcun danno. Secondo gli studiosi infatti, ciò potrebbe servire per replicare gli stessi meccanismi biologici negli esseri umani al fine di prevenire malattie neurodegenerative. La squadra dell’Università sta lavorando alla creazione di un farmaco ispirato agli scoiattoli artici, che sia in grado di agire provocando un raffreddamento della temperatura corporea.
Ciò potrebbe infatti rivelarsi utile quando è necessario abbassare la temperatura corporea per rallentare i danni cerebrali dovuti a una febbre violenta, e non solo. Con un tale farmaco, spiegano i ricercatori, si potrebbero superare danni cerebrali come gli ictus. La ricerca parte dall’assunto che raffreddare e poi riscaldare di nuovo il cervello abbia anche la capacità di rigenerare le cellule cerebrali, per cui l’ipotesi è che studiare il processo biologico dello scoiattolo dell’Alaska possa contribuire a combattere ictus, Alzheimer e le demenze senili.
Questi animali durante il letargo approfittano della disgregazione muscolare per riciclare pezzi del proprio corpo e riassorbirne i nutrienti. Ogni due o tre settimane, si riprendono per circa 12-24 ore in cui aumenta la temperatura corporea ma gli scoiattoli non svolgono alcuna attività fisiologica.
Anche la NASA ha mostrato interesse per lo studio, e in particolare, sulla possibilità di mettere gli astronauti in uno stato di ibernazione durante i lunghi viaggi spaziali.