“Purtroppo non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l’ora è urgente”. Non è andato a Dubai, Papa Francesco, trattenuto da un’infiammazione polmonare e da una specifica indicazione dei medici: il suo messaggio alla COP28, dedicato al clima ma anche alla pace, è stato letto in aula ai capi di Stato e di governo dal segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. È la giornata dei leader: ha parlato anche Giorgia Meloni, sul palco il 2 dicembre si susseguono gli interventi – fra cui quello di Kamala Harris.
Un discorso quello di Bergoglio imperniato sulle offese al creato e agli umani, perpetrati purtroppo nella sua arroganza dall’animale più intelligente sulla faccia della Terra.
“La devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni” ha detto il Pontefice. “Sono con voi perché il cambiamento climatico è un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana. Sono con voi per porre la domanda a cui siamo chiamati a rispondere ora: lavoriamo per una cultura della vita o della morte?”.
Bergoglio chiede “in modo accorato” di scegliere “la vita. Scegliamo il futuro!” E per tutelare i giovani, bisogna “garantire che il loro futuro non sia negato”. Condannando i cambiamenti climatici che “derivano dal surriscaldamento del pianeta, causato principalmente dall’aumento dei gas serra”, Bergoglio ha detto che “L’ambizione di produrre e possedere si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un’avidità senza limiti, che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato”. Il clima impazzito è “un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza”. E il Pontefice invita a “riconoscere con umiltà e coraggio il nostro limite quale unica via per vivere in pienezza”.
Ma la critica all’arroganza verso il pianeta si allarga al tema carissimo al Papa dei conflitti che devastano il pianeta. L’umanità deve uscire “dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce”. Cura del creato e pace “sono le tematiche più urgenti e sono collegate. Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo… Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune!”
La proposta del Pontefice – finemente provocatoria – è “con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico”.
Di altro tenore il discorso tenuto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, secondo cui “dobbiamo perseguire una transizione ecologica e non ideologica, la Conferenza deve essere un punto di volta”; la posizione del governo italiano mira innazitutto a sventare la strategia Ue che vuole lo stop alla produzione di veicoli a idrocarburi entro il 2035.