“Andate a farvi f**tere”.
Non ha usato mezzi termini Elon Musk, che in un’infuocata intervista rilasciata mercoledì si è scagliato contro le società che hanno deciso di abbandonare X a causa della sua presunta deriva antisemita.
Eppure, durante un incontro al New York Times DealBook Summit, l’uomo più ricco del mondo aveva inizialmente espresso rammarico per un tweet, datato 15 novembre, nel quale il miliardario sudafricano-statunitense era parso concordare con un post antiebraico su X.
Nello specifico, Musk si era detto d’accordo con un utente che faceva riferimento alla “Grande Sostituzione”, una teoria del complotto secondo cui gli ebrei e la sinistra starebbero progettando la sostituzione etnico-culturale dei bianchi favorendo l’afflusso di immigrati clandestini.
Musk ha ammesso di aver prestato il fianco ai suoi critici, definendo il post come “forse la peggiore delle mie dichiarazioni sciocche”. Ciononostante, l’amministratore delegato di Tesla ha reagito con rabbia all’idea di essere nemico degli ebrei, chiarendo che gli inserzionisti si sbagliano se pensano di poterlo ricattare attraverso la loro campagna di boicottamento.
Numerose aziende statunitensi – tra cui Walt Disney, Warner Bros. Discovery e Comcast – hanno infatti interrotto i loro spot pubblicitari su X dopo il post di Musk, che fa seguito all’ulteriore scoperta da parte dell’organizzazione progressista Medi Matters di spot pubblicitari di alcune delle dette aziende a fianco di contenuti che sostenevano il nazismo su X (Musk nega tutto ciò e ha citato in giudizio Media Matters per diffamazione).
Cercando di mettere a tacere le critiche, lunedì scorso Musk si è recato in Israele e ha avuto una discussione in diretta streaming su X con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che lo ha ringraziato per il suo “impegno per cercare di assicurare un futuro migliore” per lo Stato ebraico.