Il giornalista statunitense Evan Gershkovich, detenuto in Russia, resterà in carcere fino al 30 gennaio. A stabilirlo è stato un tribunale di Mosca.
Viene così prolungata di due mesi la custodia cautelare del giornalista arrestato a fine marzo in Russia per “spionaggio”. Gershkovich, cittadino statunitense, è stato infatti fermato dal Servizio di sicurezza federale (FSB) il 29 marzo a Ekaterinburg con l’accusa di spionaggio, che prevede fino a 20 anni di carcere.
Si tratta del primo giornalista statunitense a essere detenuto con l’accusa di spionaggio in Russia dai tempi della Guerra Fredda.
La Russia ha dichiarato che Gershkovich è stato colto “con le mani nel sacco” mentre stava cercando di ottenere segreti militari. Tanto il Wall Street Journal quanto il Governo USA sostengono piuttosto che Gershkovich stesse semplicemente svolgendo il suo lavoro in Russia, negando le accuse di spionaggio.
La Casa Bianca ha definito le accuse “ridicole” e il presidente Joe Biden ha detto che la detenzione di Gershkovich è “totalmente illegale”.
“Siamo profondamente preoccupati per la decisione del tribunale”, ha dichiarato l’ambasciata statunitense a Mosca. “Ribadiamo il nostro appello per il suo immediato rilascio”.
Secondo Washington, la detenzione Gershkovich serve a Mosca per costruire un ‘serbatoio’ di cittadini statunitensi arrestati che potrebbero essere scambiati con cittadini russi – e spie – detenuti in Occidente.