Dopo un periodo di relativa tranquillità, torna la burrasca nelle relazioni tra Washington e Pechino.
La Marina cinese ha dichiarato sabato di aver allontanato una nave USA dalle acque del Mar Cinese Meridionale rivendicate dal Dragone, definendo al contempo gli Stati Uniti il “più grande distruttore” della pace e della sicurezza nella regione estremo-orientale.
Secondo quanto riportato dal People’s Daily, il colonnello maggiore Tian Junli, portavoce del Comando Territoriale Sud dell’Esercito Popolare di Liberazione, ha accusato il cacciatorpediniere USS Hopper di aver illegalmente invaso i mari territoriali cinesi in prossimità delle isole Paracel, note anche come isole Xisha in Cina, nella giornata di sabato.
“Il comando territoriale ha organizzato forze aeree e navali per seguirlo e monitorarlo, e lo ha allontanato secondo la legge”, ha dichiarato. Tian ha quindi criticato aspramente gli Stati Uniti, definendo l’azione una “grave violazione” della sovranità e della sicurezza cinese, e bollando Washington come un “rischio per la sicurezza nel Mar Cinese Meridionale” e il “più grande distruttore” della pace e della stabilità nella regione. Tian ha quindi dichiarato che le truppe nella regione rimarranno in stato di massima allerta.
La Marina statunitense ha “rivendicato i diritti di navigazione nel Mar Cinese Meridionale vicino alle Isole Paracel, in conformità con il diritto internazionale”, secondo un comunicato riportato da Reuters. Il tenente Kristina Weidemann, vice portavoce della 7a Flotta statunitense, ha dichiarato che “le rivendicazioni marittime illegali e generalizzate nel Mar Cinese Meridionale rappresentano una seria minaccia alla libertà dei mari”.
Si tratta del primo incidente di rilievo dopo il vertice di metà novembre tra il presidente cinese Xi Jinping e l’omologo statunitense Joe Biden, che a San Francisco hanno riferito di aver fatto progressi su alcune delle questioni di interesse comune alle due superpotenze.
Da tempo la Cina è in contrasto con gli Stati Uniti e con altri Paesi regionali, come Filippine, Vietnam, Indonesia, Malesia e Brunei, per le sue rivendicazioni su quasi tutto il Mar Cinese Meridionale. Pechino ha sempre ignorato la decisione della Corte permanente di arbitrato del 2016, secondo la quale le rivendicazioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale sono giuridicamente infondate.