Derek Chauvin, l’ex agente di polizia di Minneapolis condannato per l’omicidio di George Floyd nel 2020, è stato accoltellato in un carcere federale da un altro detenuto. L’aggressione è avvenuta all’Istituto Correttivo Federale di Tucson, in Arizona, intorno alle 12:30 di venerdì 25 novembre. Il carcere ha anche comunicato che a riportare l’ordine sono stati alcuni agenti di polizia, che hanno anche effettuato “misure di salvataggio”. Chauvin è stato portato in un ospedale locale per ulteriori valutazioni e trattamenti. Le sue condizioni secondo la CNN sarebbero “stabili”.
L’episodio arriva a un anno di distanza da quando, nel novembre 2022, un detenuto della stessa prigione ha cercato di sparare alla testa di un visitatore. Chauvin è stato condannato a 21 anni per le accuse federali di violazione dei diritti civili e a un’altra pena di 22 anni per omicidio di secondo grado.
L’avvocato di Chauvin, Eric Nelson, aveva già scritto in alcuni documenti presentati in tribunale lo scorso anno che il suo cliente dovrebbe essere sempre tenuto lontano dagli altri detenuti. L’ex poliziotto era stato trasferito in Arizona nell’agosto dell’anno scorso, dopo che in Minnesota era stato tenuto in isolamento per motivi di sicurezza.
Il procuratore generale del Minnesota, Keith Ellison, il cui ufficio istruì il processo contro Chauvin nel caso George Floyd, ha detto alla CNN di essere dispiaciuto dalla notizia: “come ogni individuo in carcere, dovrebbe scontare la sa pena senza timori di rappresaglie o violenza”.
Derek Chauvin e altri tre colleghi erano intervenuti per arrestare Floyd accusato di aver tentato di smerciare una banconota falsa da venti dollari. Nonostante le suppliche di Floyd, che chiedeva di poter respirare, dopo essere stato immobilizzato a terra e con il collo pressato dal ginocchio dell’allora poliziotto, Chauvin non aveva allentato la presa. Secondo l’inchiesta, quella presa violenta e continua aveva determinato la crisi respiratoria e la morte di Floyd. Una volta in carcere, Chauvin è stato sottoposto a lungo a misure di controllo molto rigide, per evitare che potesse essere aggredito da detenuti afroamericani in cerca di vendetta.
