Il leader del partito socialista spagnolo (Psoe) Pedro Sanchez ha ricevuto dal re Felipe VI formale incarico per un nuovo mandato da presidente del Governo, ottenuto con il voto di un parlamento – e un Paese – diviso sull’amnistia concessa ai separatisti catalani, in cambio del loro sostegno cruciale per ottenere la fiducia in Parlamento.
Sanchez ha ricevuto giovedì 179 voti favorevoli e 171 contrari – e a Madrid nella serata ci sono stati nuovi scontri tra polizia e manifestanti anti-amnistia. Il paese è diviso sulla amnistia concessa ai separatisti e si sono susseguite proteste per giorni.
L’accordo con gli indipendentisti di Junts-Uniti per la Catalogna prevede una amnistia, che permetterà al loro leader Carles Puigdemont almeno in teoria di tornare in patria, si vedrà con quale veste politica. Il patto è stato firmato in Belgio, visto che Puigdemont non può per ora entrare in Spagna, dove lo attende un mandato di arresto. Con altri colleghi, Puigdemont infatti è perseguito per il referendum non autorizzato sull’indipendenza della Catalogna del 2017.
L’accordo di governo peraltro prevede che un eventuale nuovo referendum dovrebbe seguire l’iter parlamentare a Madrid, e quindi avrà scarse speranze.
I conservatori del Partito Popolare, che erano arrivati primi alle elezioni ma non avevano una maggioranza parlamentare, considerano comunque l’accordo un tradimento. Per il leader popolare Alberto Nunez Feijo, “Questo accordo della vergogna non risolve nessun problema anzi li aggrava tutti. Stiamo parlando di cedere a un ricatto che metterà fine all’eguaglianza degli spagnoli consacrata dalla Costituzione”.
Nel suo discorso alle Cortes, mercoledì, Sanchez ha affrontato il tema dell’amnistia solo dopo un’ora e ventitré minuti, parlando di una misura richiesta da una parte “molto rilevante” della società catalana e che l’80% dei suoi rappresentanti politici approva, così come “la stragrande maggioranza” delle forze presenti alla Camera. Sanchez ha sostenuto che “l’amnistia è perfettamente legale e conforme alla Costituzione. Abbiamo optato per la via del dialogo, abbiamo optato per la via del perdono, abbiamo optato per la via della comprensione, che è molto difficile perché le posizioni sono molto diverse”.