Il veleno è nella coda: nell’ultima domanda a cui risponde Joe Biden parlando ai giornalisti dopo l’attesissimo incontro con il presidente cinese Xi Jinping a margine del vertice Apec di San Francisco. Gli chiedono se definirebbe ancora Xi “un dittatore”, come fece mesi fa provocando la reazione furibonda della Cina.
“Beh guardi, è un dittatore nel senso che è un uomo che guida un paese, un paese comunista, basato su una forma di governo completamente diversa dalla nostra”; una frase che a conclusione del vertice ‘distensivo’ fra le due superpotenze, crea nuove onde di dissesto.
Arriva infatti da Pechino la reazione della portavoce del ministero degli Esteri: Mao Ning replica “Questo tipo di discorsi è estremamente sbagliato, una manipolazione politica irresponsabile. La Cina lo contesta fortemente”.
Impossibile che il presidente degli Stati Uniti non si aspettasse la domanda, eppure in dieci secondi, almeno ripetendo la parola “dittatore”, pare aver dato un colpo al delicato lavoro diplomatico che ha portato al vertice fra le due superpotenze. D’altronde quella parola, una volta pronunciata, è difficile da far scomparire.
Secondo alcuni sondaggi, in vista delle presidenziali del novembre 2024, Joe Biden non piace nemmeno ai suoi elettori democratici, e il motivo principale è la sua età (il 20 novembre compirà 81 anni, se sarà rieletto ne avrà 82 e 86 alla fine del mandato, il più vecchio della storia Usa), e la sensazione che non abbia la lucidità necessaria al compito.