Cosa c’è dietro la clamorosa ricomparsa di David Cameron? L’ex primo ministro britannico ha partecipato alla sua prima riunione del governo da ministro degli Esteri, dopo il rimpasto voluto da premier Rishi Sunak e la sua nomina a sorpresa.
“Sono fiducioso che possiamo dimostrare al Paese che stiamo facendo progressi rispetto alle priorità che abbiamo stabilito all’inizio dell’anno” ha dichiarato Sunak ai giornalisti da Downing Street.
La stampa britannica è meno convinta. Nel rimpasto è saltata la testa della ministra dell’Interno Suella Braverman, cara al cuore dell’ala più populista dei Conservatori silurata perché aveva sfidato il premier (criticando la polizia che a suo parere, nel corso delle manifestazioni sul conflitto in Medio oriente, sarebbe stata dura con i dimostranti pro Israele e troppo tenera con i filo palestinesi).
La ricomparsa di Cameron, accoppiata al licenziamento di Braverman, segnala uno spostamento verso il centro del governo Sunak, che si affida a un politico esperto e moderato invece di accontentare la destra del partito. Il partito conservatore è molto indietro nei sondaggi rispetto ai rivali del partito laburista e le elezioni politiche dovrebbero tenersi l’anno prossimo; un sondaggio dell’istituto Opinium dava il Labour al 44%, e i Tories al 28%.
Considerando che i conservatori sono al potere dal 2010, Sunak rischia di essere colui che perde lo scettro.
David Cameron è un personaggio controverso. Fu lui, da premier, a convocare il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea per il 2016: una decisione fatale, dettata dalla convinzione che il popolo avrebbe votato No, e che il governo sarebbe così riuscito a mettere a tacere la destra del partito. Ma i britannici votarono al 52% per la Brexit (e il premier si dimise poco dopo, lasciando peraltro la patata bollente dei negoziati sulla Brexit nelle mani di Theresa May, poi di Boris Johnson).
Ancora oggi la Brexit – e le sue pesanti conseguenze economiche nonostante le vantate promesse dei Tories – gravano sul paese e sulla fiducia dell’elettorato verso la politica.
David Cameron è anche un’entità nota, benché da sette anni lontano dalla politica. È un bravo comunicatore, esperto di affari internazionali, e in questo momento di grande incertezza geopolitica, conosce personalmente molti dei leader del mondo. Ma proprio la sua esperienza pregressa è anche la sua debolezza; al suo nome sono legati – oltre alla Brexit – anche i discutibili interventi britannici in alcuni pasticci internazionali, alcuni ereditati dall’epoca Blair come l’Afghanistan o l’Iraq; altri gestiti da lui fin dall’inizio (gli inizio della crisi in Libia e in Siria).
Per nominarlo, è stato necessario farlo Sir, baronetto, perché al momento non è parlamentare.
Il rimpasto ha permesso a Sunak di portare al governo alcuni suoi alleati e far fuori vari ministri di cui non era soddisfatto (peraltro, anche il ministro della Salute, nel bel mezzo di una complicata trattativa con i sindacati dei medici); è improbabile però che gli basti per invertire il trend e vincere le prossime politiche.