“La tragedia dell’ospedale Al Shifa è la prima grande sfida morale di Israele in questa guerra” scrive Ronny Linder sul quotidiano israeliano Haaretz, e sintetizza: “A oltre un mese dall’inizio della guerra a Gaza, il conflitto ha un simbolo: l’ospedale Al-Shifa nella zona ovest di Gaza City”. Perché è il più grande della Striscia, perché fino a poco tempo fa i medici volontari israeliani ci andavano a compiere fino a 50 operazioni chirurgiche al mese, perché nella disperata situazione di Gaza City è anche diventato “un campo profughi per i gazani di ogni età”, e perché, insieme, è “uno strumento usato da Hamas come un enorme scudo umano sopra il principale centro di comando dell’organizzazione”.
Per tutte queste ragioni, incarna “una sfida impossibile” scrive la giornalista israeliana. Una sfida morale, date le pressioni internazionali – delle organizzazioni umanitarie, degli Stati Uniti, dell’Onu – sul governo Netanyahu di fronte alle notizie che giungono da al-Shifa, sotto assedio ormai da diversi giorni, senza elettricità, senza ossigeno, con le incubatrici per i neonati prematuri ormai fuori uso.
Infatti, l’esercito israeliano annuncia su X che intende trasferire incubatrici dagli ospedali israeliani all’al-Shifa: lo scrive uno dei portavoce del governo israeliano per la stampa estera, Eylon Levy, affermando che le Forze di difesa israeliane lavoreranno con “qualsiasi parte mediatrice affidabile” per garantire che le incubatrici vengano consegnate in modo sicuro. Non è chiaro come dovrebbe avvenire il trasferimento.
Lunedì, il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che 32 pazienti sono morti nell’ospedale negli ultimi giorni. Secondo il ministero, i medici non possono evacuare centinaia di pazienti ancora in ospedale, tra cui più di 30 neonati prematuri, a causa dell’operazione militare israeliana in corso nell’area.
Il direttore dell’ospedale ha affermato che “179 corpi” sono stati sepolti in una “fossa comune” all’interno della struttura. Mohammed Abu Salmiya, ha detto che la fossa comune, scavata all’interno della struttura, ospita anche i 7 neonati prematuri morti dopo lo spegnimento delle incubatrici per mancanza di energia. “Siamo stati obbligati a seppellirli in una fossa comune. C’erano corpi che bloccavano i corridoi del complesso ospedaliero e le celle frigorifere degli obitori non hanno più corrente”, perché ormai l’ospedale è privo di carburante, ha spiegato Abu Salmiya.
L’organizzazione Human Rights Watch afferma che gli attacchi agli ospedali dovrebbero essere indagati “come crimini di guerra”. Dall’Italia, Medici Senza Frontiere (MSF) ha scritto alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per sollecitare un’iniziativa straordinaria del governo italiano per un immediato cessate il fuoco a Gaza. “Noi e i nostri colleghi, come tanti cittadini italiani, siamo stati indignati e inorriditi dal brutale attacco di Hamas contro i civili israeliani e dalla successiva presa di ostaggi, che condanniamo in modo esplicito e inequivocabile. Ora siamo sconvolti dagli attacchi indiscriminati di Israele contro i civili palestinesi a Gaza” scrivono la dr.ssa Monica Minardi e Stefano Di Carlo, Presidente e Direttore generale di MSF.
Lunedì, un chirurgo di MSF ha detto all’organizzazione “Non c’è elettricità, non c’è acqua. Non abbiamo più cibo. Di fronte all’ingresso principale ci sono molti cadaveri, anche pazienti feriti, ma non possiamo farli entrare in ospedale. Quando abbiamo provato a mandare l’ambulanza a prendere questi pazienti, il veicolo è stato attaccato. Non abbiamo una connessione internet, siete riusciti a chiamarmi ora, forse proverete 10 volte prima di riuscire a raggiungermi di nuovo. Noi medici dell’ospedale siamo pronti a lasciare l’ospedale solo se i pazienti saranno evacuati per primi: non vogliamo lasciare i nostri pazienti. Ci sono 600 persone ricoverate, 37 sono bambini, qualcuno deve essere curato in terapia intensiva, non possiamo lasciarli soli. Vogliamo garanzie per un corridoio sicuro perché abbiamo visto alcune persone in fuga da Al Shifa venire uccise dal cecchino”.
Ma l’esercito israeliano ribadisce che Hamas proprio sotto gli ospedali ospita i suoi centri di comando, e proprio a decapitare Hamas mira l’operazione via terra che accompagna i bombardamenti. A riprova il portavoce generale Daniel Hagari ha mostrato lunedì le immagini del bunker di Hamas trovato sotto l’ospedale pediatrici Rantisi, conquistato dopo giorni di assedio: giubbotti da attentatore suicida, granate, un arsenale di armi, ma anche toilette improvvisate e alcuni biberon, segno secondo Hagari che sotto l’ospedale erano tenuti prigionieri alcuni dei 240 ostaggi catturati da Hamas il 7 ottobre.
Il conflitto finora ha ucciso almeno 1200 israeliani nell’assalto di quel giorno, e da allora oltre 11.000 palestinesi a Gaza, secondo le cifre fornite da Hamas, per lo più sotto i bombardamenti.
Intanto, secondo la tv quatariota Al Jazeera, Israele continua a bombardare anche il sud della Striscia di Gaza, dove sono ammassati tutti i profughi scappati dal nord dietro indicazione dell’esercito. Queste immagini si riferiscono al personale medico e ai parenti che pregano davanti ai corpi delle vittime uccise dai bombardamenti prima della loro sepoltura, fuori dall’obitorio dell’ospedale Nasser a Khan Yunis, nel sud della Striscia.