Molto, troppo spesso, le famiglie dei ragazzini bullizzati a scuola non si rendono conto della tragedia che vivono i loro figli. Negli Stati Uniti, cresce il numero delle cause intentate alle scuole dai familiari delle piccole vittime morte suicide: una inchiesta del Washington Post raccoglie dati e storie strazianti, quasi 200 studenti che si sono uccisi dal 2016 la cui morte è collegata a episodi di bullismo da articoli di giornale o documenti di tribunale, e commenta, “è probabile che siano molti di più”.
La maggioranza dei ragazzini coinvolti aveva dagli 11 ai 14 anni, ma quasi il 10% ne aveva fra i 7 e i 10.
Come Gabriel Taye, otto anni, bravo studente di una scuola elementare di Cincinnati, esile di corporatura, preso di mira con calci e pugni in vari episodi fin dalla prima elementare. In terza, secondo la causa intentata dalla famiglia, buttato a terra da un altro bambino restò senza conoscenza per sette minuti; un video mostra altri studenti che gli passano accanto, alcuni prendendolo a calci. La scuola disse alla madre che Gabriel era svenuto; lei lo tenne a casa per un giorno. Quando tornò in classe un compagno cercò di buttargli nel gabinetto la sua borraccia di Batman. Poche ore dopo, Gabriel si uccise.
La famiglia Taye ha raggiunto un accordo per 3 milioni di dollari con l’ente delle scuole pubbliche di Cincinnati, che nel 2021 si è impegnato a rivedere i protocolli anti bullismo. Nel 2023, un sistema scolastico dello Utah ha patteggiato per 2 milioni di dollari con un’altra famiglia; un’altra causa in Connecticut è stata chiusa con un risarcimento da 5 milioni, un’altra in New Jersey con 9,1 milioni.
Il bullismo è un fenomeno frequente e gli esperti sottolineano che in genere per chi arriva al suicidio alla violenza (fisica o psicologica, pugni, prese in giro, persecuzioni) si aggiungono altri problemi familiari o mentali non diagnosticati. I biglietti lasciati dagli studenti suicidi indicano il potere devastante che hanno le parole di un compagno in certe fasi della crescita.
In anni recenti, depressione, ansia e pensieri di morte hanno raggiunto livelli molto alti soprattutto fra bambini e adolescenti e il sistema di diagnosi e cure mentali negli Usa ha poche risorse, è frammentato ed è difficile comunicare con chi se ne occupa.
L’impatto che può avere la scuola dove avvengono gli abusi è enorme; essere ignorati o essere aiutati dagli adulti che agiscono nell’istituto fa enorme differenza. Il Post suggerisce a tutti, di fronte a qualcuno in difficoltà, di offrire uno spazio sicuro per parlare, chiedere ‘che posso fare’, avvalorare i sentimenti che prova, senza fornire consigli non richiesti o frasi che minimizzano la sua esperienza.