La guerra tra Israele ed Hamas continua a cambiare le carte in tavola anche in alcuni luoghi e settori lontani dal conflitto. In molti paesi, infatti, è in corso un vero e proprio boicottaggio nei confronti di quelle multinazionali che sembrerebbero sostenere la causa israeliana.

Nel corso dell’ultimo weekend, il parlamento turco ha deciso di rimuovere da tutti i menu delle varie strutture dedite alla ristorazione i prodotti contrassegnati dal marchio Coca-Cola e Nestlé. La stessa misura è stata adottata poco dopo dalla Turkish Airlines, che ha bandito dai propri voli la nota bevanda analcoolica statunitense. La Turchia, così come altri paesi a maggioranza musulmana, ha dunque cercato di esprimere anche in questo modo il suo sostegno alla popolazione palestinese.
Nelle ultime settimane, boicottaggi di questo tipo, in giro per il mondo, hanno interessato anche i prodotti targati PepsiCo, SodaStream, Danone, McDonald’s e Starbucks. In questi giorni, inoltre, sul web ha iniziato a circolare lo slogan “Boycott Israel Products”, con il quale i sostenitori della causa palestinese invitano a non acquistare alcuna merce contrassegnata da brand legati, in vari modi, ad Israele. Naturalmente, il boicottaggio in questione inizia a preoccupare non poco i numerosi colossi tirati in ballo. La maggior parte di questi, almeno per il momento, ha preferito tenere un profilo basso, scegliendo di non rispondere a coloro che li accusano di sostenere lo stato israeliano. Nonostante ciò, c’è chi ha invece deciso di prendere posizione sull’argomento.
I vertici di McDonald’s Francia, un Paese che da anni ospita una numerosissima comunità musulmana, ad esempio, hanno tenuto a ribadire: “Siamo profondamente turbati dalla disinformazione e le inesattezze relative alla nostra posizione sul conflitto in medio oriente. L’impresa McDonald’s non finanzia né sostiene nessuno dei governi coinvolti nel conflitto: tutte le iniziative delle varie sedi locali sono state prese in modo autonomo, senza l’autorizzazione o l’approvazione di McDonald’s. Tutti i nostri pensieri sono rivolti alle comunità e alle famiglie colpite da questa crisi. Condanniamo ogni forma di violenza e ci opponiamo fermamente ai discorsi riguardanti l’incitamento all’odio, e saremo sempre orgogliosi di aprire le nostre porte a tutti”.
Nel frattempo, anche in Italia c’è chi vorrebbe prendere le distanze dall’operato di Israele. In questi giorni, circa quattromila docenti e ricercatori universitari hanno sottoscritto un appello per interrompere qualsiasi forma di collaborazione con gli atenei del Paese guidato da Benjamin Netanyahu. In una lettera indirizzata al Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, i professori italiani hanno infatti spiegato: “Assistiamo a massicci e indiscriminati bombardamenti contro la popolazione della Striscia di Gaza. Da anni denunciamo ciò che accade in Palestina e Israele, dove vige, secondo Amnesty International, un illegale regime di oppressione militare e apartheid”.