Le forze dell’esercito israeliano e i miliziani di Hamas a Gaza City combattono attorno all’ospedale al Shifa, dove secondo la Reuters, che cita la ministra della Sanità palestinese, Mai al-Kaila, almeno 39 neonati rischiano la vita perché non c’è più elettricità né ossigeno. Il quinto piano della struttura è sottoposto a bombardamenti ed è fuori servizio.
Intanto Israele ha rivisto al ribasso il bilancio dell’efferato attacco di Hamas nel sud del paese del 7 ottobre: le vittime non sono oltre 1.400 come detto finora, ma 1.200. Il ministero degli Esteri non ha fornito dettagli sui motivi di questo diverso bilancio, ma è possibile che ci sia stata confusione fra i resti dei corpi delle vittime israeliane e quelli degli assalitori.
Le operazioni nel complesso ospedaliero di al-Shifa, il più grande dell’enclave palestinese, sono state bloccate sabato per l’esaurimento del carburante. “Uno dei neonati è morto in incubatrice” ha detto il portavoce del ministero della Sanità, Ashraf Al-Qidra. Al-Shifa fornisce cure d’emergenza e chirurgiche, con centinaia di pazienti e civili al suo interno. Secondo Israele, nella rete di tunnel sotto l’ospedale trovano rifugio importanti leader di Hamas.
Le cifre del ministero della Salute sono spesso messe in discussione perché il dicastero è controllato da Hamas, al governo amministrativo della Striscia; ma anche l’Onu ha dichiarato attendibili le stime di oltre 11.000 palestinesi uccisi dall’inizio dell’offensiva, l’8 ottobre.
Il direttore dell’ospedale al-Shifa, Mohammed Abu Salmiyia, ha indicato che un bombardamento israeliano sabato ha distrutto la linea di fornitura dell’ossigeno, mettendo a rischio le vite di centinaia di feriti e pazienti. Chiunque si muova all’interno del complesso, ha detto, può essere attaccato dai cecchini israeliani. “Un membro di una équipe medica che cercava di raggiungere l’incubatrice per dare una mano è morto. Abbiamo perso un neonato e anche un ragazzo in terapia intensiva” ha detto sabato alla tv Al Jazeera.

La situazione è stata descritta come tragica anche da Medici Senza Frontiere (MSF) secondo cui molti dei suoi operatori hanno smesso di lavorare negli ospedali a Gaza City perché sono sotto attacco o rischiano di esserlo in qualsiasi momento. “La popolazione ha paura di andare negli ospedali” ha detto sabato il dottor Mohammad Abu Mughaiseb, vice-coordinatore medico di MSF a Gaza. “Stamattina mi stavo recando all’ospedale di Al Shifa per lavorare quando la struttura è stata colpita. Tutti noi eravamo inorriditi, alcuni si sono buttati a terra. Ho visto cadaveri, anche di donne e bambini. Una scena orribile che ci ha fatto piangere tutti” ha detto Maher Sharif, infermiere di MSF all’ospedale di Al-Shifa.
Venerdì, anche il Comitato internazionale della Croce Rossa aveva avvertito che il sistema degli ospedali di Gaza è a un punto “di non ritorno che mette a rischio le vite di migliaia di feriti, malati e sfollati”. Già da mercoledì, Action Aid avvertiva che tutti gli ospedali di Gaza erano al collasso a causa dell’esaurimento delle forniture di carburante per i generatori, mettendo a rischio i pazienti e la vita dei neonati nelle incubatrici: il generatore principale all’ospedale indonesiano di Beit Lahia nel nord della Striscia era in blocco e lo staff si affidava a un generatore secondario che funziona solo in alcune parti del nosocomio. La situazione all’ospedale indonesiano dove si opera al buio è descritta da queste immagini:
Intanto a Riad si svolge un vertice congiunto della Lega Araba e dell’Organizzazione della Conferenza Islamica, che include quindi anche l’Iran e la Turchia. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha detto che sono “inaccettabili le strategie di punizione collettiva” a Gaza. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiesto una conferenza internazionale di pace per una soluzione permanente fra israeliani e palestinesi. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas ha chiesto agli Stati Uniti di fare pressione su Israele per fermare una “guerra genocida senza precedenti”. Il principe saudita Mohammed bin Salman ha chiesto la fine immediate dei combattimenti e il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas.
Sabato pomeriggio, a New York, una manifestazione davanti alla casa del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, vicino al palazzo di vetro, ha chiesto che le Nazioni Unite intervengano per ottenere il rilascio dei 239 ostaggi catturati il 7 ottobre. Hanno appeso 239 farfalle di carta, una per ogni ostaggio, e sis ono dati il cambio a leggere i nomi di tutti i prigionieri.