Il Washington Post – quotidiano di proprietà di Jeff Bezos – oggi spiega come la compagnia aerospaziale del fondatore di Amazon, Blue Origin, cambierà in collaborazione con la Nasa il modo di volare sulla Luna e soprattutto il modo di rifornire di carburante i moduli lunari.
Invece di volare direttamente sul satellite con il carburante immagazzinato sulla Terra, l’astronave sarà rifornita in volo. Si tratta di un’innovazione destinata a cambiare il modo di esplorare il cosmo perché consentirebbe viaggi più lunghi. La NASA spera anche che consenta minori costi e una presenza permanente intorno alla Luna o sulla superficie del satellite, perché i moduli lunari sarebbero riutilizzabili.
Le prossime missioni spaziali verso la Luna saranno operate dall’agenzia spaziale Usa in cooperazione con agenti esterni: contratti per circa 4 miliardi di dollari sono andati a SpaceX di Elon Musk, che da calendario opererà le prime due missioni nel corso del decennio. Un altro contratto è proprio con la Blue Origin di Bezos.
Le due società però prevedono modi diversi di rifornire le missioni in volo. L’astronave Starship di SpaceX dovrebbe essere rifornita nell’orbita terrestre con una flotta di navi cisterna.
Blue Origin propone invece un lander lunare riutilizzabile che resterà nell’orbita del nostro satellite scendendo periodicamente sulla superficie lunare. La compagnia sta anche lavorando a un’astronave cisterna che chiama cislunar transporter, trasportatore cislunare, per trasferire carburante dall’orbita terrestre all’orbita lunare, dove aggancerà il lander.
Il Washington Post dedica un’accurata infografica al sistema ideato da Blue Origin e ricorda che la NASA spera di trovare acqua sotto forma di ghiaccio nei crateri all’ombra del polo sud della Luna. L’acqua è indispensabile per la vita ma le sue componenti, idrogeno e ossigeno, sono anche utilizzabili come carburante per i vettori spaziali. Per questo Blue Origin propone di rifornire il suo lander lunare con forme liquid di idrogeno e ossigeno.