Il presidente Joe Biden è partito per Tel Aviv. La visita del presidente è stata oscurata dalla guerra tra Hamas e Israele. Il bombardamento di un ospedale a Gaza che ha causato centinaia di vittime ha scombussolato i piani della Casa Bianca.
La prima tappa della missione del presidente Biden, secondo John Kirby, portavoce del National Security Council, è Israele, in modo da dimostrare il fermo sostegno degli Stati Uniti all’alleato mediorientale dopo l’attacco terroristico di Hamas, ma anche per preparare i prossimi passi diplomatici, e per dare assistenza umanitaria agli abitanti di Gaza. Ma soprattutto per mandare un chiaro messaggio a Siria e Iran che cercano di strumentalizzare l’attacco terroristico di Hamas colpevolizzando Israele per cercare consensi nel mondo islamico.
Era stata anche preparata una sosta ad Amman, in Giordania, per incontrare re Abdullah, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas. Ma sia re Abdullah che Mahmoud Abbas hanno cancellato l’incontro dopo la devastante esplosione nell’ospedale di Gaza gestito da Hamas, in cui sono morte centinaia di persone. Hamas ha detto che si è trattato di un attacco aereo israeliano, mentre l’esercito israeliano ha affermato che l’ospedale è stato colpito da un razzo lanciato in modo errato dai terroristi palestinesi e ha postato su internet il video del missile fuori controllo. Accuse e controaccuse che arroventano ulteriormente il clima con il rischio di un conflitto di ben altre proporzioni. E il vertice voluto dalla Casa Bianca con i leader arabi era proprio per scongiurare l’allargamento della guerra.
Da Teheran gli ayatollah spingono Hezbollah per intervenire e i colpi di cannone e il lancio di razzi si fanno sempre più frequenti. La tensione al confine con il Libano è alle stelle. I 600 militari spagnoli della Forza delle Nazioni Unite nella zona “cuscinetto” tra Israele e Libano sono in “massima allerta”.
Secondo Al Jazeera ieri all’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite è stato consegnato un messaggio dalla Casa Bianca composto da “quattro clausole” in cui si chiede a Teheran di lavorare per calmare le acque in questa crisi. Nel documento la Casa Bianca inoltre avverte Teheran di non entrare nel conflitto, minacciando un’azione diretta se ciò dovesse accadere.

Da Teheran gli ayatollah spingono Hezbollah per intervenire e i colpi di cannone e il lancio di razzi si fanno sempre più frequenti. La tensione al confine con il Libano è alle stelle. I 600 militari spagnoli della Forza delle Nazioni Unite nella zona “cuscinetto” tra Israele e Libano sono in “massima allerta”.
Secondo Al Jazeera ieri all’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite è stato consegnato un messaggio dalla Casa Bianca composto da “quattro clausole” in cui si chiede a Teheran di lavorare per calmare le acque in questa crisi. Nel documento la Casa Bianca inoltre avverte Teheran di non entrare nel conflitto, minacciando un’azione diretta se ciò dovesse accadere.
L’invasione di Gaza da parte dei soldati israeliani ancora non c’è stata perché è stata data la priorità alla ricerca dei 200 ostaggi presi da Hamas. Tra loro anche 19 americani. L’intelligence israeliana è convinta che gli ostaggi siano ancora prigionieri nella Striscia di Gaza.
Ieri, dopo l’accorato appello della madre di Maya Shem, la 21enne franco-israeliana rapita da Hamas della quale era stato diffuso un video dai terroristi, l’ex capo dei servizi segreti, Yaakov Peri, ora membro del team di negoziatori, ha spiegato che è stata avanzata la richiesta di un corridoio per fare rientrare gli ostaggi in Israele: “Hamas ci deve dire che sono pronti e qual è il prezzo. Ma ancora non abbiamo avuto una risposta”.

L’invasione di Gaza da parte dei soldati israeliani ancora non c’è stata perché è stata data la priorità alla ricerca dei 200 ostaggi presi da Hamas. Tra loro anche 19 americani. L’intelligence israeliana è convinta che gli ostaggi siano ancora prigionieri nella Striscia di Gaza.
Ieri, dopo l’accorato appello della madre di Maya Shem, la 21enne franco-israeliana rapita da Hamas della quale era stato diffuso un video dai terroristi, l’ex capo dei servizi segreti, Yaakov Peri, ora membro del team di negoziatori, ha spiegato che è stata avanzata la richiesta di un corridoio per fare rientrare gli ostaggi in Israele: “Hamas ci deve dire che sono pronti e qual è il prezzo. Ma ancora non abbiamo avuto una risposta”.
Per ora i responsabili della sicurezza di Israele ammettono il fallimento dell’intelligence. “I Servizi sotto il mio comando hanno fallito e non hanno dato un preavviso dell’attacco di Hamas. Non siamo stati all’altezza della nostra missione più importante. Come capo dell’intelligence, mi assumo la piena responsabilità” ha detto il generale Aharon Haliva. Anche il capo di Stato maggiore, il generale Herzi Halevi, ed il capo dello Shin Bet (sicurezza interna) Ronen Bar, hanno ammesso di non aver saputo prevenire l’attacco. Le polemiche e le inchieste sulle carenze degli 007 per ora sono rimandate, la precedenza resta quella di trovare gli ostaggi.
Secondo la Cnn domani all’alba le due navi della Navy, la USS Carter Hall e la USS Batan, che trasportano due mila Marines, arriveranno davanti la costa israeliana per aiutare qualsiasi potenziale risposta degli Stati Uniti ai combattimenti sul terreno tra Hamas e Israele, in particolare per l’evacuazione di cittadini americani presi in ostaggio. Si tratta di navi anfibie. Entrambe possono lanciare scafi corazzati semoventi in grado di traghettare le persone dalla riva del mare alle navi.
Il valico di Rafah al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto è ancora chiuso. Lunghe file di camion e auto sono in fila da giorni. Scarseggiano acqua e cibo. Gli egiziani, per ora, non aprono i cancelli per il transito dei vicoli. Nei giorni scorsi gli elicotteri israeliani erano entrati in azione centrando alcuni camion verso l’Egitto.