L’esercito israeliano ha impartito un ordine di evacuazione a tappeto per quasi la metà dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza venerdì, in vista di una possibile offensiva di terra volta a sradicare Hamas dopo la serie di attacchi letali in territorio israeliano della scorsa settimana.
In una nota, Tsahal ha chiesto “l’evacuazione di tutti i civili di Gaza City dalle loro case a sud per la loro sicurezza e protezione e lo spostamento nell’area a sud di Wadi Gaza”, un corso d’acqua situato a sud della città.
Gli ordini hanno scatenato il panico tra i civili e gli operatori umanitari, già in difficoltà a causa dei bombardamenti aerei israeliani e del blocco della Striscia – rimasta ormai a corto di gas, acqua ed elettricità.
“Sarà permesso di tornare a Gaza City solo quando verrà fatto un altro annuncio che lo consentirà”, ha aggiunto l’esercito.
Dura la reazione dell’ONU, che ha chiesto la revoca dell’ordine: “Un’evacuazione di tale portata – dice il portavoce del segretario generale Guterres, Stéphane Dujarric – è “impossibile senza causare conseguenze umanitarie devastanti”.’
The noose around the civilian population in Gaza is tightening.
How are 1.1 million people supposed to move across a densely populated warzone in less than 24 hours?
I shudder to think what the humanitarian consequences of the evacuation order would be.
— Martin Griffiths (@UNReliefChief) October 13, 2023
Il Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza Martin Griffith in un tweet ha ribadito: “Il cappio attorno alla popolazione civile di Gaza si sta stringendo. Come possono 1,1 milioni di persone spostarsi attraverso una zona di guerra densamente popolata in meno di 24 ore? Tremo al pensiero di quali saranno le conseguenze umanitarie dell’ordine di evacuazione”.
Intanto sulla Striscia continuano i bombardamenti e arrivano immagini dei feriti che affluiscono all’ospedale di al-Shifa, a Gaza City, nel nord; una delle maggiori preoccupazioni umanitarie riguarda proprio la situazione degli ospedali, già martoriati dalla mancanza di acqua e corrente: l’evacuazione dei feriti, ha avvertito l’OMS, è una condanna a morte certa per molti.
L’ONU ha dichiarato che l’avviso di evacuazione si applica anche a tutto il personale delle Nazioni Unite e alle centinaia di migliaia di persone che si sono rifugiate nelle scuole e in altre strutture dell’ONU da quando Israele ha iniziato ad attaccare.

Hamas, che governa col pugno di ferro Gaza dal 2007, ha respinto gli ordini, invitando i palestinesi a “rimanere saldi nelle proprie case e a resistere di fronte a questa disgustosa guerra psicologica condotta dall’occupazione”, secondo una dichiarazione della sua autorità per gli affari dei rifugiati.
Una testimonianza particolare giunge in un video da Gaza dell’ex infermiera scozzese Elizabeth El-Nakla, di origini palestinesi: con il marito si era recata nella Striscia la settimana scorsa per visitare dei parenti ed è rimasta bloccata. El-Nakla è la suocera di Humza Yousef, il premier scozzese, che ha condiviso il video su X scrivendo “Questa è Elizabeth El-Nakla. Mia suocera. Una infermiera in pensione di Dundee in Scozia. Come la grande maggioranza della popolazione di Gaza, non ha nulla a che fare con Hamas. Le è stato detto di lasciare Gaza ma, come il resto della popolazione, è intrappolata e non sa dove andare”.
“Questo sarà il mio ultimo video. Tutti a Gaza si spostano dove siamo noi (nel sud). Un milione di persone in arrivo senza cibo né acqua e ancora li bombardano mentre partono, dove li metteremo? Ma il mio primo pensiero è per tutti quelli che sono in ospedale e non possono essere evacuati. Dov’è l’umanità? Dov’è il cuore della gente del mondo se si lascia che succeda una cosa come questa in questa epoca? Che Dio ci aiuti. Addio” dice Elizabeth El-Nakla nel video.
I morti dall’inizio del conflitto sono oltre 1.500 da parte palestinese, 1.300 da parte israeliana. Gli sfollati 423.000. Una maxi-offensiva di terra a Gaza, dove circa 2 milioni di persone sono ammassati in una striscia di terra lunga solo 40 chilometri, porterebbe verosimilmente a un numero ancora più elevato di vittime da entrambe le parti.